
UDC Ticino accoglie con favore la decisione del Consiglio di Stato – e in particolare del Direttore del DT Claudio Zali – di porre fine, a partire da domani, agli incentivi cantonali per la costruzione di nuovi edifici secondo gli standard Minergie-A e Minergie-P.
Pur non essendo abituati a lodare frequentemente l’operato del Consigliere Zali, riteniamo corretto riconoscere che quando si prendono decisioni ragionevoli e responsabili, l’UDC è pronta a riconoscerlo pubblicamente. Questa è una di quelle rare occasioni.
La motivazione espressa dal Consiglio di Stato – ovvero la necessità di contenere la spesa pubblica–è concettualmente corretta, ma a nostro avviso il punto centrale è un altro: non è compito dello Stato sostenere con soldi pubblici tecnologie o soluzioni che hanno già raggiunto la piena maturità e competitività sul mercato.
Come già nel caso degli incentivi per l’acquisto di auto elettriche, oggi non ha più senso continuare a drogare artificialmente un settore che si è affermato grazie all’evoluzione tecnologica e alla domanda reale. Lo stesso principio vale per gli edifici certificati Minergie-A e -P. Se il mercato li riconosce come un valore aggiunto – in termini di risparmio energetico, comfort abitativo e aumento del valore immobiliare – allora saranno gli stessi cittadini a scegliere di investirvi, senza bisogno di aiuti di Stato.
Questa è una questione di equità e di rispetto nei confronti dei contribuenti, che non devono essere costretti a finanziare con le loro imposte le scelte edilizie di altri, mentre si chiede nel contempo ai cittadini e alle imprese sacrifici sul fronte fiscale e burocratico.
L’UDC Ticino rigetta le critiche ipocrite di chi oggi piange sul taglio agli incentivi, ma è il primo a chiedere “più Stato” e più spesa ogni volta che si tratta di cavalcare l’ideologia climatica e l’interventismo statale. È proprio questo approccio che ha portato i conti pubblici cantonali sull’orlo del collasso.
Serve realismo e rigore. E serve il coraggio di dire basta a sussidi inefficaci o non più giustificati. Su questo, il Consiglio di Stato ha fatto la scelta giusta. Se manterrà questa rotta, potrà contare sul sostegno dell’UDC Ticino – sempre nell’interesse dei cittadini, dei piccoli proprietari e della responsabilità verso le future generazioni.
Ci auguriamo che questa decisione rappresenti anche la prima retromarcia del Dipartimento del territorio sul progetto di decarbonizzazione, che finora ha rischiato di essere più papista del papa, mirando a misure più severe e costose di quelle previste a livello federale. Gli obiettivi climatici fissati dalla Confederazione sono già estremamente ambiziosi e, temiamo, rappresenteranno un pesante salasso per i contribuenti. È ora che il Cantone smetta di correre oltre i limiti, scaricando i costi di scelte ideologiche sulle spalle della popolazione.