
La sopravvivenza dell’agricoltura di montagna è in pericolo. Serve una risposta immediata. Nelle nostre valli e sulle nostre montagne, i contadini continuano a fare ciò che da secoli tiene in vita il nostro territorio: allevare, coltivare, custodire il paesaggio e mantenere vivi insediamenti che altrimenti scomparirebbero. Ma oggi, questi uomini e donne si trovano abbandonati, impotenti di fronte a una minaccia concreta e crescente: la presenza sempre più massiccia e aggressiva del lupo.
Nelle ultime settimane, le predazioni si sono moltiplicate. Pecore, capre, e perfino bovini sono stati sbranati nei pascoli, spesso a pochi metri dalle stalle. Scene che non possono più essere archiviate come “situazioni naturali” o “incidenti isolati”. Questa è una crisi. E non è solo una crisi per l’agricoltura: è una crisi per la tenuta sociale, economica e ambientale delle nostre zone di montagna.
I contadini valmaggesi e ticinesi, già stretti tra difficoltà economiche, burocrazia e carenza di manodopera, ora devono anche convivere con l’angoscia quotidiana che ogni animale lasciato al pascolo possa non tornare. Molti stanno rinunciando, altri valutano seriamente l’abbandono della propria attività. Possiamo davvero permetterci che le montagne si spopolino del loro presidio più autentico?
È ora che la politica ticinese si assuma la sua responsabilità. Non bastano più le parole, i tavoli di discussione e gli appelli alla “coesistenza”. Il tempo dell’attesa è finito. Servono misure chiare, rapide e concrete.
In particolare, il Centro Distretto di Vallemaggia chiede con forza che il piano d’azione cantonale, che definisce una serie di misure programmate nel medio termine per ridurre al minimo i conflitti tra la presenza del lupo e le attività umane sia finalmente attuato, senza ulteriori rinvii. Non è più accettabile che un piano già definito resti lettera morta mentre la situazione sul territorio si aggrava giorno dopo giorno.
Insieme a questo, devono essere adottate in modo integrato misure e interventi che favoriscano una coesistenza sostenibile, nella quale il lupo possa svolgere il proprio ruolo ecologico, senza però compromettere le attività agricole e zootecniche né generare situazioni critiche per la sicurezza pubblica.
Inoltre, è fondamentale sostenere concretamente la produzione di quei prodotti che da sempre caratterizzano il nostro territorio e la nostra valle: formaggi d’alpe, salumi, carni, miele, castagne e molti altri tesori della nostra tradizione agricola. Sono questi i simboli della nostra identità e della nostra economia di montagna, e senza i contadini non ci sarà più nulla da tramandare alle future generazioni.
Non si tratta di voler “sterminare” il lupo, ma di affermare un principio di equilibrio e buon senso. Il ritorno del grande predatore non può e non deve significare la fine della pastorizia, né la rovina per chi vive di agricoltura di montagna.
La politica ticinese deve agire ora. Ogni ritardo sarà pagato con altre greggi massacrate, con la rinuncia di giovani contadini, con nuovi abbandoni di stalle e l’ulteriore degrado del paesaggio rurale. È una battaglia di dignità, di territorio, di futuro.
I contadini non possono più essere lasciati soli. E il Ticino non può più restare a guardare.
Direttiva il Centro distretto di Vallemaggia