Michela Ris
Il Ticino non é un paese per mamme (che lavorano)
Redazione
un anno fa
Il presente contributo è l’opinione personale di chi lo ha redatto e non impegna la linea editoriale di Ticinonews.ch. I contributi vengono pubblicati in ordine di ricezione. La redazione si riserva la facoltà di non pubblicare un contenuto o di rimuoverlo in un secondo tempo. In particolare, non verranno pubblicati testi anonimi, incomprensibili o giudicati lesivi. I contributi sono da inviare a [email protected] con tutti i dati che permettano anche l’eventuale verifica dell’attendibilità.

Quando una famiglia accoglie una nuova vita le emozioni sono fortissime: la gravidanza, il parto, preparare e curare ogni dettaglio per il nascituro…ma insieme alle emozioni molti sono anche i dettagli organizzativi di cui occuparsi, nell’ottica soprattutto della gestione del ménage familiare.

Se per i primi giorni di vita il congedo paternità e le 14 settimane garantite alle mamme permettono di gestire al meglio i nuovi compiti della coppia, per due genitori che lavorano e vogliono (o devono) continuare a farlo entrambi, uno dei pensieri principali è l’iscrizione ad un nido privato il prima possibile perché i posti sono limitati e le richieste sempre numerose. A partire dai 3 anni di età inizia poi l’avventura della scuola dell’infanzia (con il primo anno facoltativo e poi obbligatorio dai 4 anni) e qui iniziano i problemi perché gli orari degli asili pubblici in Ticino sembrano fatti su misura per le coppie degli anni 50: marito al lavoro e moglie a casa a occuparsi di figli e faccende domestiche. Perché con un orario di entrata tra le 8.30 e le 8.45, il ritiro alle 11.30 per le settimane di inserimento (che in molti casi durano mesi) e poi quando si raggiunge il tempo pieno ritiro alle 15.30 -15.45, è facile capire come sia praticamente impossibile gestire orari di lavoro e figli in contemporanea.

Sono stata alla prima riunione per l’asilo che mio figlio inizierà a settembre nell’anno facoltativo e sono rimasta colpita dallo sgomento dei genitori perché abituati agli orari dell’asilo nido, che in preda al panico si domandavano come gestire il proprio bimbo senza dover dare le dimissioni dal proprio posto di lavoro.

La conciliazione tra lavoro e famiglia è un tema urgente e di fondamentale importanza nella nostra società: con l'aumento delle richieste sul lavoro e l'aumento delle responsabilità familiari, diventa sempre più difficile equilibrare le esigenze lavorative e familiari.

Per affrontare questi problemi è importante che le aziende, le politiche pubbliche e gli individui lavorino insieme per promuovere la conciliazione lavoro-famiglia. Le aziende possono fare la differenza offrendo opzioni flessibili per l'orario di lavoro e supporto per la cura dei bambini mentre la politica dovrebbe veramente fare dei passi avanti promuovendo i centri extra-scolastici, che non devono essere per forza gratuiti, ma che possano permettere alle mamme di poter continuare a lavorare. Per molte donne avere un figlio implica un peggioramento della propria condizione sul mercato del lavoro e cioè un forte calo di reddito che è una delle cause principali del divario retributivo di genere che spesso le blocca in redditi inferiori per il resto della carriera. Secondo uno studio del Journal of Labour Research le madri con bambini in età prescolare hanno infatti maggiori probabilità di ritrovarsi inoccupate negli anni successivi al parto rispetto alle donne senza figli in età prescolare e questo semplicemente perché non ci sono le strutture adeguate. Consentire alle donne di tornare prima al lavoro e quindi subire un’interruzione più breve aiuterà anche a colmare il divario di genere.

Vogliamo un Ticino moderno dove ci sono le condizioni per poter lavorare, creare indotto e avere una crescita demografica? Allora mettiamo le famiglie nelle condizioni migliori possibili senza obbligarle a fare salti mortali tra nonni lontani o ancora occupati, tate, mamme diurne, inserimenti infiniti o semplicemente rinuncia alla propria carriera e soprattutto senza fare sentire in colpa le donne per avere anche altre aspirazioni oltre la famiglia o per essere lontane dai propri figli, cosa che peraltro agli uomini non succede praticamente mai.

Michela Ris, deputata in Gran Consiglio PLRT

I tag di questo articolo