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Giovanni Berardi - La patata che manca e i cavoli amari
Redazione
2 anni fa

L’11 febbraio 2022: i magri raccolti del 2021 non permettono di coprire il fabbisogno interno e la Svizzera autorizza l’importazione di 40 mila tonnellate di patate (ovvero 40 milioni di chili !). Il 24 febbraio: Putin invade l’Ucraina e l’Europa adotta severe sanzioni. Nelle settimane successive, tutti abbiamo avuto modo di conoscere meglio l’Ucraina, definita come granaio e una delle terre più fertili d’Europa, grande esportatrice di cereali, patate e girasoli. A fronte di 40 milioni di abitanti, l’Ucraina produce cibo per circa 400 milioni di persone. Pure la Russia è uno dei maggiori produttori di patate al mondo. Il 31 maggio è l’ultimo termine utile per piantare le patate e riuscire ad avere un raccolto durante la stagione vegetativa 2022. Queste tre date e gli avvenimenti in Europa devono farci riflettere. La globalizzazione tocca ormai anche l’agricoltura. Russia e Ucraina si procurano una gran parte delle patate da semina da Francia, Paesi Bassi e Germania e questo è reso difficoltoso se non impossibile dalla guerra in atto. Dunque, è fuor di dubbio che ci saranno notevoli ripercussioni sul raccolto 2022. Quale sarà l’impatto per il nostro paese? Inizialmente, per noi si tratterà più che altro di conseguenze finanziarie nel senso di un rincaro del prodotto che già oggi reperiamo altrove in Europa. Ma per i paesi coinvolti e per i loro clienti (fra cui paesi del terzo mondo) ci sarà una probabile penuria e questo può significare anche carestia e fame con ulteriori sofferenze per la popolazione civile. Responsabilmente il nostro paese dovrebbe dare il proprio contributo mantenendo e migliorando le capacità produttive dell’agricoltura svizzera per dipendere un po’ meno dall’estero e sarebbe pure necessario che lo Stato si impegni maggiormente per tutelare le superfici agricole fertili come sicurezza se il conflitto dovesse allargarsi. In quel caso, anche per noi non solo potrebbero mancare le patate, ma anche altri prodotti agricoli necessari per la nostra alimentazione e dunque sarebbero letteralmente “cavoli amari”, come si usa dire!

Giovanni Berardi – Presidente di Agrifutura e deputato al Gran Consiglio

Nota scientifica: cavoli, ma anche broccoli, cavolfiori e rape sono alimenti molto utili alla nostra dieta. La percezione più o meno forte del gusto amaro, dovuto ai tiocianati contenuti in questi ortaggi, dipende dal patrimonio genetico di ogni individuo.

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