
A livello locale, per quel che concerne l’occupazione, stiamo vivendo un momento delicato e molto difficile. La disoccupazione è in aumento e il mercato del lavoro risulta essere saturo e offre poche prospettive. Uno dei fattori che ha portato a questa crisi è la libera circolazione delle persone, con un aumento sempre maggiore di frontalieri; nel nostro territorio se ne contano circa 56'000 unità (nella città di Lugano, nel secondo trimestre 2012, 10'883 unità). Molte sono le aziende e gli enti locali pubblici che sfruttano l’adiacente penisola per assumere personale a basso costo e con poche pretese. Prima della libera circolazione l'autorità preposta al rilascio dei permessi per la manodopera estera aveva la facoltà di filtrare le entrate dei frontalieri, bloccandole se erano disponibili lavoratori indigeni disoccupati; per sostituire il filtro dobbiamo cercare di regolamentare il più possibile il settore occupazionale scongiurando l'anarchia di un mercato del lavoro dettato dalle singole aziende presenti sul nostro territorio. Il frontalierato deve quindi tornare a svolgere il ruolo di risorsa complementare laddove vi è una carenza di manodopera o necessità di reperire profili professionali non disponibili. Per raggiungere questo obiettivo la Commissione tripartita e i sindacati devono stabilire delle regole e dei requisiti adeguati a tutelare la nostra popolazione. Personalmente, tre anni fa, terminata la formazione con il bachelor, non ho trovato lavoro in Ticino. Ho dovuto guardare alla Svizzera Interna, dove, non essendoci il blocco del mercato del lavoro come da noi, l’offerta è decisamente maggiore, facilitando sia il primo impiego che la mobilità dei dipendenti. Ho trovato un posto a Lucerna: all’inizio è stata piuttosto dura, ma impegnandomi e dedicando parte del mio tempo libero a studiare il tedesco, mi sono presto ambientato. Due anni di esperienza in un clima di lavoro diverso da quello ticinese, e la possibilità di allargare le mie conoscenze linguistiche, assai scarse alla fine della mia formazione scolastica, mi hanno dato molto e mi hanno facilitato nel trovare poi lavoro a Lugano. Questo è un esempio pratico di come un giovane, se è disposto a fare qualche sacrificio, può ritagliarsi un’ulteriore possibilità di crescita e di evoluzione. La mancanza di lavoro in Ticino, se vista da questo lato, può essere dunque positiva, ma decisamente non tutti – pensiamo alle persone in età, ai padri e alle madri di famiglia, a chi si è fatto con sacrificio una casa… – possono permettersi di migrare. Credo quindi che un rinnovato modello di regolazione del mercato del lavoro sia basilare per costruire un futuro più sicuro e migliore per noi e i nostri figli; occorre però guardare oltre, trovare soluzioni costruttive e soprattutto concretamente attuabili. Giovanni Albertini, candidato PPD Generazioni Giovani al Consiglio comunale di Lugano.
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