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Giorgio Fonio - Vorrei una Svizzera forte e capace di scegliere
Giorgio Fonio - Vorrei una Svizzera forte e capace di scegliere
Giorgio Fonio - Vorrei una Svizzera forte e capace di scegliere
Redazione
8 anni fa

Allocuzione del 1° agosto tenuta a Melano

Care Concittadine,

Cari Concittadini,

vi porgo innanzitutto il mio più cordiale saluto in questo luogo meraviglioso. Essere vostro ospite questa sera è per me un grande onore e per questo motivo tengo di cuore a ringraziare il vostro Municipio per avermi invitato nei vostri festeggiamenti per il 726° compleanno della nostra amata Patria.

Quando devi preparare un discorso come questo ti chiedi sovente quale messaggio vuoi portare a chi ti ascolterà. In queste settimane ho dunque più volte pensato al tema da affrontare questa sera partendo magari da alcuni spunti che la stampa quotidianamente ci ha offerto grazie anche alla complicità di qualche politico.

Sono dunque partito da due le notizie che mi hanno colpito e dalle quali ho costruito questo mia breve allocuzione del 1° di Agosto. Ora vi starete chiedendo quali sono:

la prima è la proposta del Consigliere Nazionale Socialista Cedric Wermuht di proclamare l’albanese e il serbo lingue nazionali.

La seconda è la decisione di non concedere a Funda Ylmaz, 25enne nata e cresciuta a Buchs (canton Argovia) la cittadinanza elvetica perché davanti alla commissione delle naturalizzazioni del suo comune alla precisa domanda su quale sia lo sport nazionale svizzero ha risposto lo sci invece dell’hornussen.

Come vedete ho raccolto due situazioni estreme. Una di profonda apertura e una di profonda chiusura. Ed è in mezzo a questo bianco o nero, piuttosto che giusto o sbagliato proverò a dipingere come in quadro, e la cornice di questo luogo incantato non potrà che aiutarmi, la Svizzera che vorrei poter continuare ad offrire ai miei due figli che questa sera per la prima volta assistono all’allocuzione del 1° di agosto. Tutto questo senza utilizzare solo il bianco o il nero che in politica come nella vita di tutti giorni non aiutano a trovare soluzioni ma sovrastano il pensiero altrui.

Cosa vorrei?

Vorrei una Svizzera che continui ad essere amministrata da politici retti dai valori che hanno reso la nostra amata Patria una, se non la migliore nazione al mondo. Capace di aprirsi al mondo nel solco della propria tradizione, senza però perdere mai di vista i propri valori e le proprie tradizioni.

Vorrei una classe politica che riconosca che i confini alla frontiera non sono dei muri invalicabili (né tanto meno dei muri da costruire dove i muri non ci sono) ma neppure dei muri di cartapesta da dove far entrare tutti indistintamente. Dove le regole chiare, precise e scritte della carta dei diritti fondamentali dei diritti dell’uomo vengano rispettate rigorosamente anche dal Governo nel rispetto della dignità e della sicurezza di chi bussa alla nostra porta in cerca di aiuto. Allo stesso modo il rigore deve esserci nel rispetto delle convenzioni internazionali, reciprocamente senza se e senza ma.

Vorrei che il negativismo che sta mettendo in difficoltà il nostro Cantone, fomentato ad arte da alcuni, venga messo da parte grazie all’impegno di una classe politica più attenta alle richieste dei cittadini, con un occhio di riguardo alle fasce più deboli della popolazione, e meno schierata nella difesa degli interessi di pochi. Il tutto rispolverando quel sano principio della solidarietà tra i cittadini che è ancor più importante di qualsiasi intervento statilista.

Vorrei dei Giovani Colleghi pronti a difendere quanto di buono, la nostra generazione ha ereditato grazie alla lungimiranza e all’impegno dei nostri nonni. Per essere chiaro: chi come me ha 33 anni, in tutta la sua vita non ha dovuto minimamente faticare per ottenere quanto oggi ci viene garantito. Lo stato sociale di cui oggi beneficiamo non è nato dal nulla e dunque nel rispetto di chi si è impegnato per garantire migliori condizioni per tutti noi abbiamo una responsabilità importante per chi verrà dopo di noi.

Vorrei una Svizzera forte e capace di scegliere e di decidere. Davanti ad un mondo globalizzato dove l’economia domina, ahimè, tutto e tutti, dobbiamo avere ancora la forza di dire di no, per esempio a nuovi insediamenti industriali che poco o nulla lascerebbero sul territorio. Questo per tutelare il nostro territorio che è una risorsa assolutamente da salvaguardare, i nostri posti di lavoro e le nostre condizioni retributive.

Vorrei una Svizzera capace di difendere le proprie tradizioni con orgoglio ma senza eccessi o fanatismi.

Vorrei un popolo che prima di criticare gli altri sappia chi è e cosa rappresenta. Vorrei un Parlamento prima e una maggioranza del popolo poi che prima di varare leggi anti burqa o anti minareti per scongiurare l’invasione islamica abbia il coraggio di difendere con orgoglio l’insegnamento religioso cattolico a scuola, la nostra bandiera anche se al suo interno vi è una croce e il nostro salmo anche se in alcune strofe vi è un chiaro riferimento al nostro Dio.

Care Concittadine e cari concittadini che questa sera festeggiate orgogliosi la nostra festa nazionale, il messaggio che vi voglio lasciare è quello di continuare orgogliosamente a difendere senza indugi quello che rappresentiamo un po’ come fece (con le dovute differenze) un piccolo raggruppamento di fanti che nel 1'315 sconfisse contro ogni pronostico gli Austriaci del Duca Leopoldo I D’Ausburgo nella battaglia del Morgarten. Lottarono per difendere i propri ideali e la propria indipendenza. Quell’indipendenza di cui oggi tutti noi beneficiamo!

Dobbiamo essere fieri della nostra nazione e pronti ad impegnarci per migliorarla ogni giorno!

A tutti voi e alle vostre famiglie, buon Natale della Patria e viva la Svizzera!

Giorgio Fonio, deputato PPD

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