Sem Genini
Gennaio, marketing vegano (importato)
Redazione
un anno fa
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Che taluni spaccino il veganesimo come la panacea per complessi problemi, dall’ambiente all’alimentazione, è ormai chiaro. Ed il marketing modaiolo vuole la sua parte. Così ci troviamo, tra qualche senso di colpa per gli eccessi dei cenoni ed i buoni propositi, a gennaio. Anzi: Veganuary in cui in modo completamente slegato da ogni realtà territoriale, taluni invitano la gente a non consumare prodotti animali per tutto il mese. Che sia uno dei mesi più freddi dove la verdura di stagione è limitata e la frutta pressoché assente e che i nostri antenati superavano grazie agli animali ed alle scorte è un’ironia. Solo massicce importazioni di vegetali o il loro stoccaggio nei mesi precedenti (infischiandosene dei costi dell’energia) renderebbero questa dieta mensile sopportabile, per magari arrivare pronti all’estate con le sue grigliate.

Questa moda non solo stravolge ulteriormente una tradizione alimentare secolare, ovvero la nostra cultura della vita in montagna, già danneggiata dagli eccessi dell’alimentazione industriale moderna, ma ha anche conseguenze per il nostro territorio. Perché rinunciando a quei prodotti caseari che, in virtù del foraggio d’alta quota, sono ricchi di nutrienti benefici come gli acidi grassi omega-3 e gli acidi linoleici coniugati, si favorisce l’abbandono dei pascoli e la perdita di quegli spazi aperti che sono anche l’habitat di fiori, insetti e marmotte, rapidamente sostituiti da vegetazione invasiva. Spazi dove a parte il praticare la pastorizia non si può coltivare niente altro e che contribuiscono a renderci una meta turistica privilegiata e ricercata.

Chi volesse davvero promuovere un mese vegano perché ci crede davvero, dovrebbe farlo almeno nei mesi caldi, così da avere abbondante frutta e verdura locale di stagione. In altre parole, varrebbe la pena di dare più importanza alla secolare saggezza della tradizione e al buonsenso, e meno alle superficiali mode sostenute da campagne di marketing. Si eviterebbero così delle incoerenze che oltre a stupire lasciano l’amaro in bocca.

Sem Genini, deputato in Gran Consiglio e candidato Lista 13, numero 79

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