Adam Barbato-Shoufani
Gaza: la neutralità è davvero nemica della causa palestinese?
Redazione
3 giorni fa
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Ho letto sul portale TicinOnline un articolo della redazione in merito a un graffito apparso a Lugano. Su quest’ultimo leggiamo una critica alla neutralità svizzera, la quale – a detta degli autori del graffito – sarebbe complice del genocidio del popolo palestinese che Israele sta perpetrando da quasi due anni nella Striscia di Gaza e non solo. L’articolo proseguiva con la risposta di Lorenzo Quadri, il quale ha liquidato la questione definendola “un mero atto di vandalismo”.

Tralasciando la critica del municipale leghista, la quale castra ogni possibilità di dibattere su una questione evidentemente sentita dalla popolazione, ci terrei particolarmente a evidenziare come la linea supportata dai graffitari (condivisa purtroppo da alcuni ambienti politici nostrani) risulti illogica sotto molti punti di vista, seppur possa essere esposta in buona fede.

Secondo questi, come detto, la neutralità costituisce un ostacolo alla solidarietà e al supporto che il nostro paese dovrebbe fornire alla popolazione palestinese e alla sua causa di liberazione nazionale. La tesi esposta dà dunque per scontato che la Svizzera sia effettivamente neutrale di fronte al conflitto israelo-palestinese. Ma ciò è vero? Quali sono le condizioni per cui tale neutralità sia effettivamente applicata?

In primo luogo, vi è la questione del riconoscimento dello Stato di Palestina. Quando non si riconosce una delle due parti in un conflitto, si sta automaticamente favoreggiando per l’altra parte poiché solo a questa viene riconosciuta una legittimità all’esistenza, favorendo così relazioni di tipo commerciale e militare.

In secondo luogo, vi è la questione dei rapporti con Israele: un principio fondamentale della neutralità è l’astensione dalla partecipazione, diretta o meno, alle azioni militari di uno stato belligerante. Per essere neutrale la Svizzera dovrebbe dunque sospendere accordi e relazioni commerciali e militari con Tel Aviv.

In terzo ed ultimo luogo vi è la questione della solidarietà: perché sia effettivamente neutrale, il nostro governo dovrebbe esprimere la sua solidarietà sia alla popolazione israeliana che a quella palestinese, calibrando le parole in maniera ponderata rispetto alle perdite civili e alle condizioni della popolazione nei rispettivi paesi.

Se passiamo in rassegna queste tre semplici condizioni per la neutralità e le confrontiamo con le azioni (o, meglio, le omissioni) portate avanti dal governo svizzero perlomeno negli ultimi ventidue mesi circa, sarà facile constatare che i criteri per cui la Svizzera sia effettivamente neutrale di fronte al conflitto israelo-palestinese non solo non sussistono, ma sono tali per cui il supporto della Svizzera è completamente sbilanciato verso la parte del governo israeliano.

Infatti, Berna non riconosce lo Stato di Palestina e non dà segno di volerlo fare, non intende sospendere la collaborazione militare con Israele e tace sulle atrocità che il regime sionista di Tel Aviv perpetua nella Striscia di Gaza ed in Cisgiordania, al contrario di quanto ha fatto il 7 ottobre a seguito delle azioni di Hamas. A quest’ultimo proposito, le parole espresse dal nostro governo non sono minimamente ponderate né in riferimento al numero di morti civili (per ogni israeliano sono morti quasi dieci palestinesi) né alla situazione nei rispettivi paesi.

Abbiamo già un elemento chiave per constatare la presenza di una contraddizione fondamentale nella tesi dei graffitari e di chi gli fa coro: dare per scontato che il principio della neutralità sia applicato oggi in riferimento a Gaza.

Per concludere la nostra analisi è inoltre fondamentale osservare un altro fatto: le condizioni per cui la Svizzera sia effettivamente neutrale di fronte a questo genocidio e le rivendicazioni di coloro che il genocidio lo vogliono fermare coincidono! Il riconoscimento della Palestina, la sospensione della collaborazione militare con Israele e la solidarietà internazionale sono rivendicazioni sia di coloro che sostengono la causa palestinese che di chi sostiene la neutralità. A dimostrazione di ciò c’è, ad esempio, l’emendamento presentato dal Partito Comunista qualche settimana fa al Gran Consiglio, nel quale erano portate tutte e tre le rivendicazioni. Parliamo di una proposta fatta da uno dei pochi partiti a favore della neutralità e contemporaneamente in prima linea al fianco del popolo palestinese. Questo perché – e qui mi rivolgo sia ai graffitari che ai sostenitori della loro linea – la neutralità non è l’ostacolo, bensì il mezzo con cui ci sarà davvero possibile sostenere la causa palestinese! Coloro che dobbiamo contestare, semmai, sono coloro che questa neutralità la stanno tradendo in favore di accordi economici con Israele, e fra cui ci sono coloro che hanno bocciato l’emendamento del Partito Comunista: Lega, UDC e PLR, ma non solo!

di Adam Barbato-Shoufani, coordinatore della Gioventù Comunista

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