
Siamo agli sgoccioli. Il 10 giugno sapremo se il Locarnese avrà il suo Parco. A poche ore dal termine della “contesa”, mi permetto di esprimere qualche considerazione non tanto sui temi in questione, rispetto ai quali ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni e convinzioni, quanto sul modo di far campagna, sul tipo di linguaggio proposto dagli oppositori al Parco nei loro documenti informativi, in particolare su quello inviato a tutti i fuochi dei Comuni coinvolti.
Premessa: non credo di possedere la verità, non pretendo di essere pienamente oggettivo.Di una cosa sono però certo. Coloro che, fra gli oppositori al Parco ed eventualmente (anche se di questi non sono a conoscenza) fra i favorevoli, si sono macchiati di ingiurie, hanno lanciato accuse gratuite, insulti, paventato sotterfugi o operazioni machiavelliche, hanno grandemente svilito il dibattito e dato prova di ignoranza democratica, di mancanza di cultura. La cosa che più mi ha scioccato, è il fatto che il principale Coordinatore dei contrari al Parco, già Capo Divisione della Cultura e degli Studi universitari del Canton Ticino, si sia permesso, senza portare prove, tanto nel corso di serate-dibattito che sul principale documento diffuso dai contrari (“Le lusinghe del PNL”, Associazione No Al Parco del Locarnese –www.noalparco.ch) inviato a tutti i fuochi dei Comuni coinvolti, di denigrare tanto i politici che i funzionari federali oltre alle varie organizzazioni di protezione dell’ambiente.Ecco alcuni estratti dalle prime pagine del Documento che illustrano bene lo scadimento di livello del dibattito:
“Le autorità e i benpensanti locali che si sono lasciati plagiare dagli illusionisti e si sono fatti comperare con qualche dolcetto; i fautori del PNL non hanno esitato a nascondere o a raccontare solo a metà le verità scomode, e persino a mentire laddove non era possibile nascondere (accuse di corruzione e di falsità)
“Il PNL è un progetto controverso, macchiato da sotterfugi e interessi personali di ogni genere, promosso dalle autorità (…) che dimostrano solo di avere analizzato il progetto con enorme superficialità”;
“Non è un progetto venuto dal basso, ma sapientemente pilotato da organizzazioni internazionali e nazionali”; (teoria del complotto!)“(…) mezze verità, menzogne e intenti machiavellici di chi ha anteposto il bene dell’intera comunità vallerana e periferica del Locarnese al proprio mero interesse personale”;
”Via per la castrazione e la condanna a morte definitiva…”(!)…
“Il Parco NON è “voluto dal basso” come preteso dalla propaganda dei promotori, bensì è la concretizzazione di una perfida strategia di organizzazioni internazionali fondamentaliste (SIC!) che intendono interdire progressivamente l’accesso umano all’intero arco alpino per lasciare spazio ad una natura artificiosamente selvatica…” (“Fascicolo del Comune di Terre di Pedemonte / Perché votare NO”, p.33).
La mancanza di rispetto, da parte di un ex alto funzionario del Cantone, per il lavoro dei promotori e delle Istituzioni rappresentate dai Sindaci della Regione, dal Consiglio di Stato, dall’Ufficio Federale dell’Ambiente, lascia allibiti.Sorge il dubbio che egli abbia dei conti in sospeso nei confronti delle Associazioni di difesa della natura e di alcuni alti funzionari dell’Ufficio Federale dell’Ambiente, pensando, in particolare, al ruolo che ha avuto, in passato, quale presidente dell'Unione delle aziende svizzere attive nel settore della genetica.
Franco Losa, Verscio, Terre di Pedemonte.
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