Simona Genini
Finanze dello Stato e realtà alternative
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
Redazione
6 mesi fa
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Il voto sul preventivo 2024 del Cantone sarà ricordato, nella storia di questo Cantone, come il giorno in cui la maggioranza del Gran Consiglio è entrata in una versione alternativa della realtà: un po’ come accade nei «multiversi» delle serie Marvel.

A dispetto degli appelli alla «sostenibilità», che troviamo in tutti i programmi di partito, buona parte delle nostre forze politiche si è infatti rifiutata di affrontare il fatto che nessuno può indebitarsi a piacimento.

Non serve a nulla adesso prendersela con il Governo, che pure da parte sua non aveva presentato sufficienti misure strutturali. Da parte nostra eravamo chiamati a risparmiare 50 milioni di franchi e non ne siamo stati capaci: il Preventivo si è così chiuso con disavanzo di 130 milioni di franchi, in netto peggioramento rispetto ai 95 milioni prospettati.

Come il classico elefante nell’aula (parlamentare) la maggioranza ha semplicemente ignorato il fatto il nostro debito cantonale è ormai fuori controllo. Oggi siamo a quota 2 miliardi di franchi, nel mezzo di un’impennata che dagli 1,77 miliardi del 2024 ci porterà, entro il 2026, dritti oltre i 3 miliardi (quasi il doppio!).

In un dibattito impermeabile ai fatti, abbiamo però visto prevalere le narrazioni populiste. Come se potessimo limitarci a consegnare un debito enorme ai nostri figli e ai nostri nipoti, dicendo loro «accidenti, proprio non vorrei essere al vostro posto!».

Il Partito liberale radicale ha avuto il merito di smarcarsi da questo approccio irresponsabile. Ciò ha significato, in molti casi puntuali, scegliere il male minore – ovvero, la soluzione che permette di limitare i danni e di portare a casa i conti, considerato anche il ritardo con il quale il Parlamento è arrivato a discuterli.

Uno dei picchi dell’assurdità è stato raggiunto nel dibattito su un mio emendamento, che riguardava i sussidi per i premi di cassa malati. Come ha rilevato il vicepresidente del mio partito, Emilio Martinenghi, non aver avuto il coraggio di votare la proposta (sottoscritta anche da alcuni colleghi) è davvero il sintomo di come il puro tatticismo politico abbia prevalso sul buon senso.

Il risultato, assurdo, è che il Ticino continuerà a erogare sussidi a famiglie con redditi lordi superiori a 170'000 mila franchi l’anno – che dei sussidi dello Stato davvero non avrebbero bisogno.

La proposta che avevamo avanzato era moderata e teneva conto del fatto che non è possibile riformare una legge o un intero sistema in pochi mesi. Era però espressione del coraggio di volere compiere almeno un piccolo passo avanti, eliminando una delle storture più macroscopiche e indifendibili nel nostro generosissimo Stato sociale. Persino il direttore del DSS Raffaele De Rosa, in aula, ha confermato che – in tempi di crisi – ci sono i margini per correggere l’erogazione dei sussidi.

Naturalmente, con questo emendamento ci siamo esposti al rischio di strumentalizzazioni – ma denunciare le storture del sistema non significa mettere in discussione né il principio dei sussidi, né la qualità complessiva del sistema. Tutti, ma proprio tutti, sono consapevoli di quanto grave sia il problema dei crescenti costi sanitari – e, conseguentemente, dell’aumento dei premi di cassa malati.

Proprio per questo avevamo proposto un gesto ragionevole, misurato e soprattutto carico di significato. Un gesto ispirato al principio per cui fare progredire il Paese, farlo andare avanti, significa prima di tutto avere la volontà vera di fare delle scelte – e non limitarsi a dichiarazioni d’intenti che evaporano al primo sondaggio o alla prima protesta di piazza. Ma tant’è, così è andata.

Il voto sul mio emendamento si è così trasformato nell’emblema dell’incapacità di chiedere un sacrificio a chi non ne avrebbe risentito – e, soprattutto, dell’incapacità di compiere una micro-riforma più che opportuna, in un settore dove è pur sempre in gioco la credibilità delle istituzioni.

La speranza è che il dibattito sul preventivo 2024 abbia rappresentato il punto morale più basso della Legislatura; come il cavo di un’onda, dopo il quale la barca della politica ticinese può soltanto risollevarsi. Il tempo, in ogni caso, non ci è amico: pochi mesi appena e già dovremo affrontare il preventivo 2025 del Cantone, che sarà ben peggiore di quello appena approvato.

Simona Genini, deputata PLR

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