
È ancora possibile parlare oggi del “bene comune” come principio dell’agire politico? Le manipolazioni contabili scoperte presso AutoPostale sono appunto un esempio in negativo di come si sia perso di vista il principio del bene comune, danneggiando la reputazione della Posta e della sua filiale ma anche quella di tutto il servizio pubblico.
Durante l’ultima sessione delle Camere federali, ho partecipato a riunioni, sedute plenarie e formulato proposte, cercando di tenere ben presente il bene comune pensando sempre alle nostre generazioni future. Naturalmente il mio focus è la politica dei trasporti in quando membro della commissione parlamentare dei trasporti e delle telecomunicazioni, ma questo non mi impedisce di occuparmi di altri temi rilevanti per la nostra economia, vero motore del benessere della Svizzera.
Acquisti pubblici: no a delle commesse a chi è in odore di mafia
Nell’ambito della sua discussione, il Consiglio nazionale ha approvato – fatto molto raro – ben due miei emendamenti.
Il primo introduce una nuova norma a tutela delle aziende svizzere dalla concorrenza sleale da parte di aziende straniere, che consentirà all’ente appaltante di pretendere il rispetto degli stessi requisiti posti per le imprese locali.
Grazie al secondo, in presenza di indizi sufficienti, una ditta potrebbe vedersi esclusa da una commessa pubblica se i suoi organi dirigenti hanno un comportamento che contravviene all'etica professionale, oppure viola le regole di comportamento generalmente riconosciute, mettendone in causa l'onore; concretamente un’azienda che, ad esempio, è in odore di mafia potrà in futuro essere esclusa dalla gara d’appalto.
Queste due modifiche sono inserite nella revisione della Legge federale sugli acquisti pubblici e verranno discusse in autunno dal Consiglio degli Stati.
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