
In Svizzera la maggior parte dei giovani entra nella vita adulta senza strumenti per gestire i propri soldi. E allora ci si affida agli influencer. Ma è davvero questa la soluzione?
I nomi di Fabio Marchesin e Angela Mygind, ne ha parlato recentemente la NZZ, non sono certo i primi che vengono in mente quando si parla di «influencer» – eppure, con i loro rispettivi 100 mila e 25 mila seguaci, per la Svizzera appartengono alla categoria dei «pesi medi» di Instagram.
La particolarità di entrambi si capisce già dai loro nomi d’arte: Finanzfabio e Missfinance. Sono due «finfluencer», cioè influencer in ambito finanziario. Persone che usano i social per spiegare cosa sia un ETF, cosa rappresenti il tasso di conversione delle casse pensione o perché il franco svizzero oggi sia così forte.
Se così tanta gente li segue, è perché i loro contenuti colmano una lacuna con cui molti giovani svizzeri entrano nell’età adulta: la scuola trasmette pochissima educazione finanziaria.
A confermare questa mancanza, un sondaggio condotto nell’aprile scorso su incarico della Banca Migros. Oltre 1.500 maggiorenni, provenienti da tutta la Svizzera, sono stati interrogati sulle loro abitudini di risparmio e investimento.
Il 45% afferma di non riflettere concretamente su come raggiungere i propri obiettivi finanziari. Di conseguenza, la scelta più comune resta sempre il conto di risparmio. Il titolo che riassume i risultati del sondaggio è eloquente: «Alla ricerca di un rendimento senza rischi». Detto altrimenti: alla ricerca della mitica botte piena e della moglie ubriaca.
C’è dunque un comportamento contraddittorio: massima sicurezza, al limite della paranoia, ma aspettative di rendimento elevato. «Troppo facile, amico!» direbbe qualcuno più lucido di noi.
Un altro sondaggio della stessa banca, svolto nell’ottobre 2023, ci riporta al punto di partenza: la popolazione svizzera ha un’opinione molto bassa della propria educazione finanziaria. Il 45% non ha idea di quale patrimonio serva per investire in modo diversificato in borsa. Il 72% non conosce strategie per ridurre i rischi percepiti. E quasi la metà delle donne (49%) dichiara apertamente di non avere alcun interesse per la finanza.
È una situazione insoddisfacente anche dal punto di vista democratico. Se il cittadino non sa come gestire il proprio denaro, come possiamo aspettarci che comprenda – e quindi voti – le scelte finanziarie dello Stato?
Per queste ragioni, il gruppo PLR si sta impegnando per restituire all’educazione finanziaria il suo spazio naturale nella scuola pubblica. Alla fine del 2024 ho presentato un’iniziativa parlamentare per integrarla nell’insegnamento della civica e dell’educazione alla cittadinanza. È una proposta ragionevole e, spero, condivisibile.
Simona Genini, deputata PLR