Lorenzo Onderka
Consiglio di Stato, partiti di governo, arrocco e futuro: ma in che mani siamo?
Redazione
2 giorni fa
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Sono già state scritte molte parole indignate, sono già stati spesi fiumi d’inchiostro. Non ripeterò dunque i fatti, ormai arcinoti e ampiamente commentati. Ma da cittadino non posso restare in silenzio. Perché siamo di fronte all’ennesima vicenda che, più che delusione, trasmette un profondo senso di smarrimento e mancanza di rispetto. Verso di noi. Verso la popolazione. Stiamo parlando dell’ultimo episodio, certo, ma anche di un’intera legislatura che assomiglia sempre più a una marcia tra inciampi, silenzi e promesse tradite. Incidenti stradali con risvolti giudiziari per agenti di polizia, caos nella Giustizia, progetti di viabilità falliti, costi della sanità fuori controllo, confusione e opacità nel DECS tra licenziamenti e nomine difficili da spiegare, solo per citarne alcune. E ora questo: un semi-arrocco mal gestito, comunicato male, e soprattutto portato avanti con un atteggiamento autoritario, senza alcun rispetto per la collegialità. I due Consiglieri di Stato leghisti hanno agito in modo unilaterale, imponendo una strategia che sa di arroganza più che di responsabilità. Ma ciò che colpisce ancor di più è l’atteggiamento degli altri tre membri del Governo: deboli, passivi, rassegnati. Hanno accettato lo scambio di dossier apparentemente senza battere ciglio o una voce contraria. Dov’era la spina dorsale? E il coraggio, quello invocato dal Direttore Vitta durante un’assemblea del suo partito? Era questa l’occasione per dimostrarlo. Per alzarsi in piedi, guardare in faccia i colleghi e dire: “Così non va. Avete oltrepassato il limite. Se siete stanchi, fate un passo indietro. Non è un obbligo né una prescrizione medica restare in Governo.” E invece nulla. Silenzio. Lo stesso silenzio che ha avvolto anche gli altri due direttori, De Rosa e Carobbio. Nessuno ha sentito il dovere – o trovato la forza – di opporsi. Tutti a testa bassa, come se il bene collettivo fosse ormai un concetto superato. E che dire dei partiti di governo? Tanta indignazione, tante dichiarazioni... ma quando si è trattato di agire concretamente, le firme alla mozione per una sessione straordinaria del Gran Consiglio sono arrivate col contagocce. Solo pochi deputati, e non senza tentennamenti, l’hanno sottoscritta. E gli altri? Dove sono finiti il senso di responsabilità, il coraggio e il tanto sbandierato “bene per il popolo”? Ecco, forse è proprio questa la domanda che oggi dobbiamo porci, con urgenza e lucidità: in che mani siamo? Una domanda cruciale, perché il 2027 non è poi così lontano. I partiti si stanno già preparando, stanno già riflettendo su nomi e strategie. Ma come si può, con onestà intellettuale, pensare di riproporre gli stessi cinque Consiglieri di Stato che stanno attraversando questa legislatura senza una bussola sicura? Con quali argomenti? Con quale credibilità? Perché, se questo è ciò che questa compagine governativa è capace di offrire nei momenti più difficili, è giusto domandarsi: cosa ci riserva il domani? Care concittadine e cari concittadini, la scelta è anche nostra. Guardiamoli. Ascoltiamoli. Valutiamo con attenzione ciò che sta accadendo. E poi chiediamoci, con tutto il peso che questa domanda merita: vogliamo davvero affidarci ancora alle loro mani?

Lorenzo Onderka, già candidato per Avanti con Ticino&Lavoro

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