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Cédric Léger - Non c’è posto per l’oro di dubbia provenienza in Svizzera
Redazione
4 anni fa

L’industria dei metalli preziosi svizzera vanta una lunga tradizione. Riveste un ruolo importante per l’economia del paese poiché rappresenta una percentuale elevata delle esportazioni nazionali. Caratterizzata da una competitività estremamente elevata, l’industria svizzera dei metalli preziosi gode di una reputazione eccellente in ambito internazionale grazie alla qualità dei suoi prodotti e delle sue tecnologie ultramoderne. Questo know-how all’avanguardia, tramandato di generazione in generazione, è particolarmente ricercato nel mondo. Genera oltre 1’500 posti di lavoro altamente qualificati in Svizzera, ai quali se ne sommano indirettamente ulteriori 1’000.

Questo successo poggia anche su un quadro giuridico estremamente rigoroso concernente la tracciabilità dell’oro importato in Svizzera. I membri dell’ASFCMP sono infatti soggetti alle regole internazionali della LBMA (London Bullion Market Association), che riprendono e integrano le direttive dell’OCSE. In particolar modo i raffinatori sono soggetti alla legislazione svizzera che regolamenta la fabbricazione e il commercio dei metalli preziosi, una delle più severe al mondo, nonché alla legge federale relativa alla lotta contro il riciclaggio di denaro sotto l’egida della FINMA. In materia, il paese è perfettamente in linea con gli standard internazionali, se non addirittura oltre. Qualora si rilevino delle violazioni, spetta a queste autorità adottare le opportune misure. Di recente, l’origine dell’oro importato in Svizzera è stata oggetto di dibattiti sollevati da un rapporto pubblicato da SwissAid. Questo studio indica che l’origine di una parte dell’oro venduto a Dubai è di difficile identificazione. È un dato di fatto: non si può escludere che l’oro di Dubai abbia un’origine dubbia, potenzialmente illegale o che provenga da regioni ad alto rischio. Questo dibattito merita tutta la nostra attenzione, consci del fatto che solo il 14% dell’oro estratto dalle miniere mondiali viene raffinato in Svizzera e che solo una piccola porzione proviene da mine artigianali, circa 15 tonnellate su 500 di origine mineraria, ovvero circa il 3%.

Effettivamente, identificare la provenienza dell’oro rappresenta sempre una sfida, soprattutto quando si parla di oro estratto da miniere artigianali. Negli ambienti accademici svizzeri sono attualmente in fase di studio potenziamenti e soluzioni volti a migliorare la tracciabilità, soprattutto per mezzo delle nuove tecnologie. Sono inoltre stati avviati dei progetti pilota con ONG ed enti orientati alla creazione di una catena di approvvigionamento interamente tracciabile, come nel caso dei progetti recentemente attuati in Perù in partnership con la Swiss Better Gold Association, la Better Gold Initiative for Artisanal and Small-Scale Mining, l’Artisanal Gold Council, la Seco e i raffinatori svizzeri. L’obiettivo di questi progetti è inoltre migliorare le condizioni di lavoro dei minatori, dando loro accesso a un sistema economico legale nel rispetto delle norme ambientali.

Questi progetti delineano la strada da seguire e in futuro il loro numero è destinato a moltiplicarsi. Ma in attesa della realizzazione di soluzioni su vasta scala, il nostro compito è fugare ogni dubbio sull’oro importato in Svizzera. Negli ultimi anni, la maggior parte dei raffinatori svizzeri ha interrotto o comunque fortemente ridotto le importazioni d’oro proveniente da Dubai. O almeno, si sono preoccupati di limitarsi all’uso di fonti affidabili la cui origine può essere tracciata.

La consapevolezza della filiera svizzera relativamente a questa problematica è quindi forte, anche se resta ancora molto da fare, come dimostrato dal dibattito in corso. Sono quindi indispensabili ulteriori sforzi per sciogliere tutti i dubbi esistenti sull’oro importato in Svizzera, in particolare sui lotti provenienti da Dubai. Non c’è posto per l’oro di dubbia provenienza in Svizzera.

Per l’ASFCMP, la tracciabilità della catena di approvvigionamento rappresenta un elemento chiave del nostro sistema di compliance. Se le società non sono in grado di tracciare in modo preciso l’origine dell’oro che transita ad esempio per Dubai, devono rinunciarvi. Si tratta di una semplice misura precauzionale. Ne va anche della credibilità della filiera aurifera svizzera, aspetto che l’Associazione svizzera dei fabbricanti e commercianti di metalli desidera preservare.

Il rispetto dei diritti umani e ambientali
Al di là delle considerazioni di carattere giuridico, spetta ai vari raffinatori svizzeri osservarli e adottare le misure, le norme e gli standard che permettono loro di portare avanti le attività di raffinazione sulla base di un approccio etico, incentrato sul rispetto dei diritti umani e ambientali. Questa dimensione dovrebbe anche portare all’istituzione in Svizzera di un organo di controllo potenziato. In effetti, l’ASFCMP collabora da diversi anni con l’amministrazione federale al fine di rafforzare e garantire l’efficacia della sorveglianza e del controllo dei metalli preziosi in Svizzera utilizzando una piattaforma unica al mondo: l’Ufficio di Controllo dei Metalli Preziosi (BCMP).

La nostra Associazione ne sostiene infatti lo sviluppo, affinché possa farsi carico di tutte le questioni concernenti la filiera dei metalli preziosi in Svizzera, comprese quelle riguardanti la tracciabilità, ma integrando anche le questioni di natura etica e relative alla trasparenza. Il riconoscimento in corso di questo ufficio nell’ambito della LBA rappresenterà un primo passo avanti in questo senso.

Queste diverse misure e un atteggiamento responsabile da parte di tutti i professionisti sono indispensabili affinché l’industria svizzera dei metalli preziosi possa portare avanti la propria tradizione di eccellenza, continuare a essere un riferimento mondiale in materia e consolidare il proprio ruolo chiave nel campo industriale svizzero.

Di Cédric Léger, Presidente dell’Associazione svizzera dei fabbricanti e commercianti di metalli preziosi (ASFCMP)

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