Piergiuseppe Vescovi
Cantone: l’inerzia non è più un’opzione
Redazione
2 giorni fa
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Alla fine del 2024, il capitale proprio del Cantone Ticino risultava in territorio negativo, attestandosi a -215,9 milioni di franchi. Questo dato segnala una preoccupante condizione di indebitamento netto e impone una seria riflessione sulla sostenibilità delle finanze cantonali. A differenza di altri osservatori, ritengo indispensabile adottare misure strutturali per garantire l’equilibrio dei conti pubblici nel lungo periodo. L’urgenza di un riequilibrio finanziario non può più essere ignorata. Un ulteriore aumento del debito pubblico comporterebbe conseguenze gravi: un aggravio del carico finanziario sulle generazioni future e una ridotta capacità di investimento in progetti strategici, in particolare nel settore infrastrutturale. Il primo passo necessario è affrontare con decisione l’inefficienza strutturale dell’amministrazione cantonale, le cui dimensioni e rigidità generano costi elevati, sia per il personale sia per l’acquisto di beni e servizi. L’attuale modello organizzativo appare superato, sproporzionato e incapace di rispondere con efficacia alle sfide contemporanee. L'apparato dirigente mostra spesso una scarsa propensione a rinnovarsi, alimentando una cultura interna resistente al cambiamento.

Serve una riforma profonda

Le soluzioni semplicistiche, come i tagli lineari, si sono dimostrate controproducenti: finiscono per penalizzare i servizi più vulnerabili senza incidere sulle vere fonti di spreco. Serve invece una riforma profonda, graduale e ben pianificata, fondata su un’analisi oggettiva del funzionamento della macchina amministrativa. Una revisione seria, capace di distinguere ciò che è essenziale da ciò che può essere razionalizzato o eliminato. Oggi la spesa pubblica cresce a ritmi allarmanti. Se confrontata con quella di altri Cantoni, emergono le debolezze strutturali del nostro sistema organizzativo. A peggiorare la situazione, contribuisce il meccanismo attuale di budgeting, che prevede un adeguamento automatico delle spese all’inflazione. Questo sistema incentiva la spesa in modo acritico, alimentando inefficienze e privando il processo di controllo e responsabilità. È dunque necessario superare questa logica e introdurre un approccio rigoroso di budgeting zero-based, in cui ogni voce di spesa venga giustificata e valutata ex novo. Solo attraverso una verifica puntuale e trasparente dei bisogni reali si potrà costruire un sistema più snello e responsabile.

Rimettere al centro l'efficacia dei servizi pubblici

Ma per riformare davvero la pubblica amministrazione servono visione, coraggio e, soprattutto, indipendenza. Troppo spesso la politica si mostra subordinata a un’élite burocratica autoreferenziale, che resiste al cambiamento e perpetua dinamiche opache, anche nei processi di nomina e sostituzione dei dirigenti. Questo immobilismo ostacola l’innovazione e alimenta una cultura amministrativa che percepisce ogni riforma come una minaccia. Per innescare un cambiamento autentico, occorre rimettere al centro l’efficienza e l’efficacia dei servizi pubblici, attraverso una revisione critica delle loro funzioni e obiettivi. L’organizzazione interna va ripensata in modo profondo, abbandonando le logiche verticali e favorendo l’adozione di tecnologie innovative. Solo così sarà possibile costruire una pubblica amministrazione moderna, sostenibile e davvero al servizio dei cittadini. Di fronte alla crescita incontrollata della spesa pubblica, che grava sul ceto medio e riduce la competitività del nostro territorio, l’inerzia non è più un’opzione. Servono riforme vere, guidate da competenza, trasparenza e responsabilità. Solo così potremo affrontare con successo le sfide di oggi e di domani.

Piergiuseppe Vescovi, economista

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