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Andrea Barzaghini - E se l’iniziativa 99% prendesse il volo?
Redazione
3 anni fa

È passato ormai un mese dallo storico volo spaziale privato di Jeff Bezos. Impresa, che è stata definita importante su più fronti, non solo perché si tratta di una modalità di viaggio nello spazio diversa da quella che siamo abituati a vedere, ma anche perché è un primo passo verso l’innovazione tecnica che ci servirà per espandere la nostra visione verso orizzonti più ampi e lontani.

Come di consueto non sono mancate le critiche di persone e di movimenti, molto spesso appartenenti ad un’area politica ben definita, che hanno raffigurato il fondatore di Amazon come un miliardario sociopatico, come il peggiore dei malfattori, non mancando anche di etichettare il progetto come una vanità personale e uno spreco di soldi rubati ai poveri.

Da queste voci, ci sono delle conclusioni da trarre che valgono anche per quanto riguarda l’iniziativa del 99% promossa dalla Gioventù socialista svizzera.

Alla base vi è un sentimento di quasi invidia, connaturato a queste persone, che intravvedono dei nemici nelle persone cosiddette “straricche”, dipingendole come soggetti che non hanno mai lavorato o che hanno ingannato le lavoratrici e i lavoratori per unirsi alla classe degli sfruttatori. Ebbene sì, a quella classe. Perché di lotta di classe trattasi. Una guerra “alla casta” che assume dimensioni anche un po’ romanzate alla Robin Hood, per chi ha apprezzato, forse anche troppo, gli insegnamenti della favola e che fa del motto “rubare ai ricchi per donare ai poveri” un mantra quasi religioso.

Ma veniamo ora a quel che dalla vicenda c’è da trarre. Secondo i promotori i (pochi) Bezos, Branson, Musk di turno detengono la maggioranza della ricchezza della nazione, i loro redditi sono tassati troppo poco da un sistema fiscale iniquo e continuano a guadagnare nonostante la situazione straordinaria venuta a crearsi a causa del COVID-19. Niente di più falso e fuorviante. Il sistema elvetico pesa già in misura superiore alla media sui redditi da capitale elevati rispetto ai paesi industrializzati (imposta sui profitti, sui dividendi e sul patrimonio). Basta guardare l’esempio ticinese dove la fascia dei più abbienti paga il 30% delle entrate totali delle imposte, con il 25% della popolazione che non le paga del tutto. A differenza di quanto sostenuto dagli iniziativisti, la Svizzera mostra già oggi un’ottima stabilità nell’area della ridistribuzione e della concentrazione del reddito.

Il testo dell’iniziativa è troppo generico e aumenta l’incertezza. Le soglie fissate sono poco realistiche e verrebbero superate anche dalle piccole imprese famigliari, già in particolare difficoltà in tempi normali nonché in tempi di pandemia. Se i redditi da capitale verranno assoggettati a un’imposizione fiscale superiore, si assisterà ad una riduzione delle risorse a disposizione dell’aziende (da quelle grandi a quelle famigliari) e delle start-up svizzere e ticinesi, mettendo a rischio diversi posti di lavoro. Misure che dunque non colpirebbero solo l’1% della popolazione come decantato dal comitato d’iniziativa.

La Svizzera deve guardare al futuro con una buona dose di sicurezza, lungimiranza e spirito innovativo; deve diventare una piazza d’innovazione stabile che permette lo sviluppo di soluzioni concrete (ad esempio per il cambiamento climatico) e la buona imprenditoria, al posto di diventare un Paese fiscalmente oppressivo e limitante, fermando la ricerca e lo sviluppo.

Dal momento che credo in un futuro sostenibile per tutti e nell’importante apporto dei piccoli e grandi attori dell’economia privata, voterò NO all’Iniziativa 99% “sgravare i salari, tassare equamente i capitali” il 26 settembre.

Andrea Barzaghini, Consigliere Comunale PLR di Locarno

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