
Adesso basta continuare a voler vedere sempre e soltanto la pagliuzza nell’occhio del malcapitato di turno e per contro insistere nel non vedere la sequoia da guinness dei primati, rappresentata dagli abusi edilizi fuori zona realizzati in oltre un trentennio di lasciar fare, benedetto da autorità conniventi! Parliamo di tutti gli ordini, eccetto quello parrocchiale.
La costruzione che si può vedere dalle foto messeci a disposizione dal proprietario (prima e dopo la ristrutturazione), per le nostre autorità, deve perentoriamente essere abbassata di circa 80 / 90 centimetri entro e non oltre il 31 del corrente mese di luglio, pena l’intervento fattivo del Comune e per di più una salatissima multa.
La costruzione si trova in un posto isolato del Mendrisiotto e, anche mettendo in campo la più fervida mente fantasiosa, difficilmente si riuscirebbe a capire quali danni potrebbero derivare a questo nostro sf…tissimo Cantone, dal fatto che quel rustico superi di diversi centimetri la costruzione preesistente. Facile invece capire la gravità di un tale onere per il proprietario. Balzano subito alla mente recenti casi clamorosi e i tanti altri sanati con una multa, ammenda spesse volte messa a preventivo perché così fan… quasi tutti.
L’affare data dal 2004 e l’iter procedurale, al pari di tanti altri, è degno di una commedia della mitica Domenica popolare del compianto Sergio Maspoli (documenti a disposizione).
Ma specialmente basta con l’ipocrisia! Con il non voler vedere e il non voler sentire parlare di una realtà tutta alla luce del sole! Non passa giorno senza che alla sottoscritta giungano segnalazioni di persone toccate dal problema rustici. Se il Ticino era davvero interessato a mettersi finalmente in regola, a partire dal blocco sistematico delle licenze edilizie, introdotto dal 1° gennaio 2009 con un atto di forza da parte di Berna, la prima cosa da mettere in cantiere era una sanatoria generale, per poter partire con il piede giusto nel rispettare la legge. Il Consiglio di Stato non ha mai però nemmeno voluto entrare nel merito di tale ipotesi.
Nonostante…
- che la sanatoria sia stata e venga tuttora invocata da parecchi politici che siedono nei consessi cantonali e comunali, sindaco di Centovalli e granconsigliere Giorgio Pellanda in primis, il quale ha avuto l’onestà di dichiarare che si è lasciato fare perché era giusto lasciar fare. Ci piacerebbe proprio conoscere il motivo che l’ha indotto a ritirare, proprio al momento del voto in Gran Consiglio nel giugno 2012, il suo valido e risolutivo emendamento a favore della sanatoria e di norme meno restrittive in materia di ristrutturazioni fuori zona, salvo poi riprendere a scrivere sui mass media che ci vuole la sanatoria. Il Sindaco di Centovalli è però in buona compagnia in fatto di incoerenza. Contro le demolizioni sono stati rilasciati comunicati e sono state scritte paginate, salvo smentirsi alla prova dei fatti il giorno successivo (esempi a disposizione).
- nonostante sia stata fondata l’Associazione “cascine e stalle” con questo preciso scopo e sia stata inoltrata al Consiglio di Stato una petizione firmata da 4592 cittadini, firme giunte spontaneamente;
- siano state scritte dettagliate lettere sul tema sanatoria, sempre al Governo cantonale, da parte dell’Associazione “cascine e stalle”.
Intollerabile…
- è poi il fatto che funzionari dello Stato dichiarino apertamente che il rustico di Pontirone, ormai il più famoso di tutta la Svizzera, va demolito perché se ne è parlato sulla stampa, confermando in tal modo il perseverare dell’imperante omertà in materia;
- Intollerabile è pure il fatto che l’ex direttore dei Servizi generali dello Stato, tale Vinicio Malfanti, decreti ,e le istanze superiori lo seguano ciecamente, che quella cascina va demolita perché sono stati rifatti i muri, quando per muri a secco pericolanti non esiste altra soluzione. E i casi simili non sanzionati si contano a centinaia.
- Intollerabile che tutti gli ordini di Autorità coinvolti in questa procedura si rifiutino di toccare con mano la situazione del Comune di Biasca, ampiamente fuori legge da sempre.
- Peggio, è intollerabile che un funzionario dello Stato, tale dott. Moreno Celio, dopo aver preso nota di una dettagliata documentazione, consigli alla sottoscritta di presentare un’istanza di intervento contro il Comune di Biasca. Perché non intervenire direttamente? La sottoscritta ha invece presentato (luglio 2010) una circostanziata denuncia al Ministero pubblico per l’inadempienza del Comune di Biasca (www.cascinestalle.ch). Non sarebbe per caso ora di toglierla dagli armadi signor avv. Andrea Pagani, sostituto procuratore generale?
A questo punto è lecito chiedersi quanto valga ancora, in questo Cantone, l’impegno civile disinteressato di una semplice cittadina che da ben sette anni lotta indefessamente contro un giudizio altamente iniquo e discriminatorio. Molto interessante sarebbe anche sapere dove stia di casa il senso di responsabilità delle autorità costituite. Quello di Pontirone, abbinato al disordine legale del Comune di Biasca, è un caso emblema ineccepibile per la richiesta della sanatoria. Con l’avallo del ricatto bernese sottoscritto dall’allora Consigliere di Stato Marco Borradori, il Gran Consiglio, il Ticino tutto pertanto, è venuto pesantemente meno al suo impegno in difesa del suo patrimonio rurale pregno di storia di vita secolare oggi importante per l’aspetto socio-economico per le possibilità di svago, ricreazione, pastorizia e edilizia rurale. Il pesante ricatto prevede, oltre al taglio di numerose zone dal puc-peip, la rimozione di tutti gli interventi abusivi, in cambio del ritiro del blocco sistematico delle licenze edilizie fuori zona. Un punto su cui Berna non è disposta a transigere nemmeno di un centimetro, nevvero avv. Christoph de Quervain? Ne abbiamo avuto conferma proprio negli scorsi giorni. Inoltre, secondo costui, non si sa se varrà la prescrizione dei trent’anni. Su ciò dovrà pronunciarsi il Tribunale federale, quando giungerà un caso datato sui suoi tavoli. Quanti saranno gli abusi realizzati con il tacito benestare delle autorità? “Uno, nessuno, centomila”? Cascine e stalle ticinesi, una maledizione fino alla settima generazione? Care Autorità costituite, è giunta l’ora di fare sul serio e di pensare al gran numero di cittadini che, nel mantenimento dei patrimonio rurale ticinese, hanno investito sudore, passione e soldi. Basta tenerli sulle corde, la responsabilità maggiore è vostra! Senza sanatoria sarà anche impossibile mettersi in riga. L’attuale sistema continua infatti ad essere un incentivo all’abusivismo.
Alda Fogliani, giornalista
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