
Certo che, dopo il feroce delitto di Losone, qualche domanda sorge spontanea e merita una risposta da parte delle autorità. E c’è da sperare che sia una risposta sollecita e non una “coda” a un’inchiesta penale che potrebbe trascinarsi per molti mesi. Antonio Barbieri, il 45enne italiano che ieri sera ha ucciso il turco Ersan Ozkan e ferito gravemente suo fratello Ajhan, si trovava in Ticino con un permesso di dimora. Così ci risultava già questa mattina e così risulta leggendo il comunicato pomeridiano della polizia cantonale. Il problema è che nel 2003 Barbieri venne arrestato per aver compiuto in banda una rapina a mano armata a un ufficio postale di Verbania e che per quella rapina venne condannato. Poi, probabilmente a fine 2006, uscì dal carcere grazie al discusso indulto varato dal Governo Prodi e approvato dalle Camere nel luglio di quell’anno. La domanda di fondo che i cittadini si pongono quando avvengono fatti di sangue gravi e inquietanti come quello di ieri sera, è molto semplice: com’è possibile che un individuo che è uscito pochi mesi prima di galera - non per aver scontato la sua pena ma per una “grazia” collettiva -, che è considerato dalle autorità del suo paese “pericoloso”, che ha fatto irruzione in un ufficio postale imbracciando un fucile a canne mozze, ottenga un permesso di dimora in Ticino o in qualsiasi altro paese estero? Che controlli vengono fatti sulle persone che chiedono di risiedere in Ticino? Il nome di Barbieri è stato segnalato, per verifica, al Centro internazionale di cooperazione di Chiasso? E se sì, che fine ha fatto il suo dossier? Del resto, bastava inserire il suo nome in google per rendersi conto che il 45enne era uno della banda dei guanti bianchi. E poi, fosse arrivato da Caserta o da Aci Trezza si sarebbe potuta capire la difficoltà di reperire informazioni… Ma Barbieri, a quanto ci risulta, veniva da Cannobio, cinque chilometri oltre il confine di Brissago. [email protected]
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