
L’ennesima azione criminale del governo sionista israeliano ha fatto esplodere una pentola a pressione che aveva già mostrato forti segni di cedimento. Infatti, nonostante le violazioni del diritto internazionale ripetute da decenni, la questione palestinese era sempre in chiaroscuro nell’opinione pubblica, la limpidezza ora è cristallina: con il blocco della Flotilla Sumud, il coperchio è saltato definitivamente.
Ne è la prova che neanche ad un’ora di distanza in tutto il mondo, in particolare in Italia, sono scese in piazza migliaia di persone a tarda notte per far sentire la propria contrarietà. Il messaggio è chiarissimo: siamo stufi.
Anche qua a Lugano è stata convocata una manifestazione che ha raccolto migliaia di cittadini attorno alla causa palestinese. Il corteo a Lugano ha bloccato il lungolago in una pacifica mobilitazione che si è fatta sentire per la sua organicità. In prima linea in tutte queste manifestazioni ci sono giovani, studenti, ma anche lavoratori, precari e anziani. In sostanza, la causa palestinese, tantissimo cara ai giovani che vogliono un mondo migliore in cui vivere, è riuscita ad unire intere generazioni molto più di altri progetti che miravano specificatamente a quello. È il grido di una generazione che entra oggi nell’età adulta e vuole cambiare veramente il modo di affrontare la vita, e tutti gli altri, si sono lasciati ispirare da quest’ondata.
Anche a Bellinzona l’avevamo fatto bloccando le vie centrali della città. La manifestazione a Lugano è però arrivata in serata a bloccare pure lo svincolo autostradale di Paradiso. Qui sono tuonati i commenti: “scansafatiche! Disturbate la brava gente che vuole solo andare a casa dopo il lavoro”. Peccato che molti arrivavano in serata e tardivamente, proprio perché da poco usciti dal lavoro. E quando si è in tanti ci e si sente di essere una fra le tantissime città della Svizzera, dell’Europa e del mondo, non si può mollare. Bisogna far sentire a chi ci governa la nostra contrarietà, senza violenza, ma fermando tutto. Non per un capriccio, ma perché la questione oltre che umana è anche politica. È la politica a dover intervenire e noi in piazza e nelle strade facciamo sentire che siamo tanti cittadini a volere un cambiamento, quindi è giusto usare i metodi di lotta (nonviolenti) che attirino l’attenzione. A tal proposito, vale la pena ricordare che chi blocco l’autostrada e il ponte-diga nel 1991, utilizzando questo metodo come protesta politica, non apparteneva a movimenti di sinistra.
Le manifestazioni chiedono, fra le cose, il riconoscimento della Palestina, l’interruzione di accordi militari e accademici con Israele e che la Svizzera rispetti la sua tradizione umanitaria, difendo i concittadini elvetici e attivisti imbarcati sulla Sumud dalle azioni di pirateria di Israele. Finché ciò non sarà fatto, i giovani continueranno a mobilitarsi, si spera con sempre più forze, per ottenere i cambiamenti che ci aspetta da una Svizzera che oltre ad essere veramente neutrale e non filo-sionista, sappia anche rispettare la propria tradizione umanitaria.
Samuel Iembo, membro della Commissione Giovani della città di Bellinzona per il Partito Comunista