Filippo Beroggi
90 anni fa l'esercito uccise 13 persone a Ginevra
Redazione
un anno fa
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Il 9 novembre del 1932 L’Unione Nazionale organizzò a Ginevra un finto processo (come i nazisti facevano inizialmente in Germania) a Leon Nicole e Jacques Dickers, che erano due dei maggiori esponenti della sinistra locale.

Nei giorni precedenti all’evento le forze progressiste avevano chiesto a gran voce al governo ginevrino di impedire il raduno fascista, ma l’esecutivo rifiutò tale richiesta con la scusa della libertà d’espressione.

La sinistra rispose dalle pagine del giornale “Le Travail”, di cui Leon Nicole era caporedattore. Venne chiesto a tutti gli antifascisti di partecipare alla riunione pubblica e controbattere alle accuse dell’Unione Nazionale.

Il giorno della manifestazione l’esecutivo cittadino chiese a Berna dei rinforzi da affiancare alla polizia cantonale. Il Consiglio Federale decise di inviare una compagnia di militi, che stavano svolgendo la scuola reclute solo da sei settimane.

Frédéric Martin, capo del dipartimento di polizia, alle ore 21.00 ordinò all’esercito di intervenire: 120 reclute di leva della compagnia ai comandi del primo tenente Raymond Burnat giunsero sul posto. La folla era inferocita e premeva sui cordoni, alcune reclute vennero disarmate dai lavoratori antifascisti, che ruppero i fucili e gettarono a terra gli elmetti. Raymond Burnat, i cui orientamenti anti-socialisti e anti-comunisti erano chiari, dette disposizione ai suoi uomini di inserire il colpo in canna. Poi arrivò l’ordine *Un coup, tirez bas, feu!”. Il tragico bilancio fu di 13 morti e 65 feriti.

Nei giorni successivi la repressione si fece sentire verso gli organizzatori della contromanifestazione,  che furono condannati a delle pene detentive, mentre i dipendenti pubblici partecipanti alla manifestazione furono licenziati a inizio 1933 ed esclusi dai pubblici uffici. Si tratta del  “Berufverbot”, che in Svizzera durerà per decenni, ai danni dei lavoratori appartenenti alla sinistra extra-governativa. Il Partito liberal-radicale scrisse sul suo giornale: “la pulizia basilare è finalmente iniziata!”. I dissidenti più coerenti e combattivi del sistema capitalista svizzero vennero così repressi nel nome della democrazia.

Ginevra non dimenticherà mai tale evento e nel novembre del 1989 fu l’unico cantone, assieme al Giura, in cui vinse il SÌ all’iniziativa per una Svizzera senza esercito.

Neppure il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) dimentica questo avvenimento storico. Nel pieno della nostra tradizione pacifista e antimilitarista offriamo uno sportello a cui si possono rivolger gli obiettori di coscienza che non vogliono collaborare con un esercito sempre meno neutrale e che desiderano intraprendere il percorso come civilisti, garantito dalla nostra Costituzione federale. Per maggiori informazioni: sisa-info.ch.

Filippo Beroggi, co-coordinatore SISA

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