La maggioranza della Commissione della sanità e della sicurezza (?) sociale, all’unisono con il Governo, propone al Parlamento ticinese, il prossimo 4 novembre, di respingere l’iniziativa che consentirebbe a 1'300 famiglie con figli minorenni di uscire dalla povertà. La ragione: aumentare gli assegni figli per garantire il reddito minimo vitale a queste famiglie costa 15 milioni di franchi all’anno: su un totale di 4'173 milioni di franchi di spesa (consuntivo 2022) stiamo parlando dello 0,36%. Che tristezza!
Togliere tutti i ragazzi dalla povertà significa spezzare la catena della povertà e offrire loro prospettive di crescita e vita normali. Invece il Parlamento e il Governo preferiscono mandare in assistenza 1'300 famiglie con figli minorenni, perché questa soluzione costa 10 milioni di franchi di meno. E si rifiutano di parificare gli assegni familiari integrativi agli assegni di prima infanzia, perché il maggior costo è di 5 milioni di franchi annui.
La povertà che colpisce i minori ha effetti negativi sul lungo periodo, in quanto pone i bambini e i giovani in situazione di difficoltà nell’ambito della salute, nella sfera sociale (accesso allo sport e alla cultura, scarso riconoscimento sociale, ecc.) e nel contesto scolastico/formativo -come ricordano Caritas ("Vaincre la pauvreté des enfants en Suisse") e Humanrights.ch (essa richiama la piena concretizzazione dell’art. 6 cpv. 2 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo). I genitori in difficoltà finanziarie soffrono pure molto a fronte dei loro figli per le rinunce e le restrizioni che devono imporre -sottolinea Pro Juventute ("Pauvre dans un pays riche").
Risolvere il problema della povertà dei minorenni permette di cambiare paradigma: è un investimento sui giovani per un futuro migliore. Ma a Bellinzona sono discorsi che non interessano. Alla maggioranza politica interessa solamente ridurre la fiscalità e tagliare le spese.
Raoul Ghisletta
Sindacalista VPOD Ticino