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Un documentario sul patron di Playboy Hugh Hefner
Redazione
16 anni fa
L'ideatore della celebre rivista ne esce fuori come un liberal visionario e morale. Il film sarà presentato al Toronto Film Festival

Paladino di gay e afroamericani. Sostenitore delle femministe. Sponsor degli scrittori "sovversivi" radiati dal maccartismo. È Hugh Hefner il leggendario fondatore di "Playboy", nell’inedito ritratto che emerge da "Hugh Hefner: Playboy, Activist and Rebel", il nuovo documentario che debutta il mese prossimo al Toronto International Film Festival. La regista Brigitte Berman, premio Oscar nel 1985 per il documentario "Artie Shaw: Time Is All You've Got" ha scavato per ben tre anni negli archivi della Playboy Mansion prima di arrivare alla sua provocatoria tesi: "Più che come l’amorale artefice della rivoluzione sessuale", teorizza la Bergman, "Hefner passerà alla storia come un liberal visionario e altamente morale, che ha dedicato l’intera vita all’impegno sociale". Quando fonda "Playboy", la segregazione vieta ai neri di bere dalle fontane dei bianchi e utilizzare i loro servizi igienici, scuole, cinema e negozi. Hefner allora 27enne, assume uomini e donne di colore per la sua rivista. Nello stesso anno vengono presentate conigliette di colore sulla sua rivista. Nel 1953 McCarthy è nel pieno della sua "caccia alle streghe", mentre tanti americani non esitano a denunciare amici e colleghi, Hefner corre a ingaggiare come collaboratori i membri della famigerata lista nera degli "Hollywood Ten", tra cui Dalton Trumbo. "Ricevetti una lettera da Ronald Reagan", rievoca Hefner nel documentario, "che mi ordinava di smettere subito di usare gli scrittori additati dalla Commissione per la attività anti-americane". Due anni più tardi, quando dichiararsi apertamente omosessuale voleva dire perdere il posto, Hefner è il primo a scendere in piazza per i diritti dei gay. Sfidando il tabù, off limit nell’America puritana di allora, pubblica un racconto di fantascienza di Charles Beaumont (già respinto dal rivale Esquire) dal titolo "The Crooked Man", su un mondo in cui l’omosessualità è la norma e gli eterosessuali sono una minoranza demonizzata e perseguitata. Apriti cielo. Quando il quartier generale di Playboy è letteralmente inondato di messaggi di protesta, lui risponde ai lettori con un editoriale di fuoco in cui afferma che "se è sbagliato perseguitare gli eterosessuali in una società omosessuale, allora anche lo scenario opposto è errato". Oggi, non a caso, è tra i pochi ottuagenari che difendono a spada tratta il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ma l’aspetto forse più sorprendente del film riguarda il suo presunto femminismo. "Ero femminista ancor prima della nascita del movimento", dichiara Hefner che, attraverso la sua Playboy Foundation, sponsorizza da anni crociate femministe quali l’accesso gratuito ai contraccettivi e l’aborto. Il documentario è attesissimo al Film Festival di Toronoto che si svolgerà dal 10 al 19 settembre 2009.SKA

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