
Fare, disfare e rifare. Stiamo parlando del salario minimo, un vero e proprio tormentone. A proporlo erano stati i Verdi, a volerlo i cittadini ticinesi nel 2015 con un sì alle urne nella misura del 54,7%. Poi la strada per passare dal dire al fare è stata lunga, in salita e tortuosa. E siamo arrivati allo scorso autunno, quando spunta un nuovo sindacato (TiSin) e scoppia la polemica per salari al ribasso, al di sotto del minimo legale. Sono giorni all’insegna del caos, fino a quando il PS, UNIA (e altre forze progressiste) lanciano una nuova iniziativa per rivedere il salario sociale (fissando l’asticella più in alto, a 21,50 franchi e cancellare la deroga in caso di Contratto collettivo di lavoro). Una proposta sottoscritta da 12’000 cittadini. E ora cosa si fa? Il vicedirettore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti ne parla con i suoi ospiti a La domenica del Corriere, dalle 18.30 su Teleticino. Un confronto a più voci con Fabrizio Sirica, copresidente PS; Alessandro Speziali, presidente PLR; Lorenzo Jelmini, vice segretario regionale OCST; Giangiorgio Gargantini, segretario regionale UNIA; Nando Ceruso, presidente TiSin, e Samantha Bourgoin, co-coordinatrice Verdi.
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata