
Il 2 ottobre 2001 l’intera flotta Swissair rimase inchiodata al suolo per mancanza di soldi. Una crisi senza precedenti, un danno economico e di immagine enorme per la Svizzera.
Le radici del tracollo sono da ricercare negli anni ’90. Da un lato con il no popolare allo Spazio economico europeo, dall’altro con l’abbandono del progetto Alcazar che prevedeva un’alleanza tra Swissair, Austrian Airlines, KLM e la scandinava SAS. All’epoca Swissair scelse di praticare una via solitaria costituendo la holding SAirGroup nel 1997.
Nessuno avrebbe mai immaginato la chiusura della compagnia di bandiera. Almeno fino alla drastica decisione delle banche, UBS in primis, di chiudere i rubinetti. La Confederazione iniettò i soldi necessari per riprendere le attività dopo il grounding, mettendo insieme la ex Swissair e la controllata Crossair, facendo nascere, nell’aprile del 2002, la nuova Swiss.
Nel 2005 è stata Lufthansa ad acquisire Swiss, pagando 339 milioni di franchi, non molto se si considera che la sola Confederazione, tra il 2001 e il 2002, ha versato 1,7 miliardi di franchi. E pensare che negli anni ’80 Swissair veniva chiamata la «banca volante», per via dell’importante liquidità e della sua redditività, della sua reputazione e della sua forza in alcuni settori, come il catering e il duty free.
In 71 anni di storia, cosa ha rappresentato Swissair? Dai fasti al fallimento più eclatante della storia svizzera, come è cambiato il Paese?
Stasera dalle 21 su TeleTicino riproporremo la trasmissione “Tg Talk – Prima serata” condotta da Sacha Dalcol.
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