Spazio
Scoperto un esopianeta in orbita attorno a una stella ultrafredda
© Twitter - @UNIGE
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Keystone-ats
2 mesi fa
Il nuovo esopianeta si chiama Speculoos-3 b. Si trova a circa 55 anni luce dalla Terra, una distanza relativamente vicina su scala astronomica, sottolinea UNIGE in un comunicato odierno. Le sue dimensioni sono paragonabili a quelle della Terra, "ma il confronto finisce lì".

Un pianeta delle dimensioni della Terra in orbita attorno a una nana rossa - stella molto meno calda e nettamente più piccola del Sole - è stato scoperto da un team internazionale di astronomi che comprende ricercatori dell'Università di Ginevra (UNIGE) e dell'Università di Berna (UNIBE). La notizia è stata pubblicata sulla rivista Nature Astronomy. Il nuovo esopianeta si chiama Speculoos-3 b. Si trova a circa 55 anni luce dalla Terra, una distanza relativamente vicina su scala astronomica, sottolinea UNIGE in un comunicato odierno. Le sue dimensioni sono paragonabili a quelle della Terra, "ma il confronto finisce lì".

Ancorato al suo astro

Speculoos-3 b orbita intorno al suo astro in 17 ore ed è a esso ancorato: in altre parole, presenta sempre lo stesso lato alla sua stella, come la Luna con la Terra. La sua orbita molto breve significa anche che è "letteralmente bombardato da radiazioni ad alta energia". L'esopianeta non si trova quindi nella cosiddetta zona abitabile, che permette una presenza di acqua liquida sulla sua superficie. Ciò non lo rende meno interessante agli occhi degli astronomi che studiano la questione della vita nell'Universo. È in effetti più facile da osservare rispetto ad altri pianeti che orbitano attorno a Trappist-1, stella scoperta dall'omonimo telescopio nel 2015, e che è una nana rossa ultrafredda. Trappist-1 conta diversi pianeti alcuni dei quali si trovano nella zona abitabile, ma la cui analisi risulta difficile a causa del loro ambiente poco luminoso. Da questo punto di vista, Speculoos-3 b è un oggetto molto più accessibile. "Questo pianeta è un obiettivo ideale per il telescopio spaziale James Webb (JWST)", sottolinea Emeline Bolmont, professoressa assistente presso il dipartimento di astronomia dell'UNIGE e coautrice dello studio.