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Perché non si vaccinano anche gli under 16?
Foto © CdT/ Chiara Zocchetti
Foto © CdT/ Chiara Zocchetti
Redazione
3 anni fa
Le varianti hanno rimesso in discussione la trasmissibilità del virus nei ragazzi, tuttavia per questa fascia d’età non sussiste ancora l’obbligo di vaccinazione. Per quale motivo? Ne abbiamo parlato con il vaccinologo Alessandro Diana e il pediatra Gianluca Bianchetti

Le vaccinazioni per il Covid-19 sono al centro dei dibattiti da ormai parecchio tempo. C’è una parte della popolazione però, che per quanto non sia esclusa dal dibattito, lo è dalla vaccinazione. Per i ragazzi e le ragazze sotto i 16 anni, infatti, non c’è ancora stata la raccomandazione per essere vaccinati, anche se, specie con l’avvento delle varianti, restano un possibile veicolo. Un cambiamento di rotta importante se pensiamo alle ultime grandi campagne vaccinali, come quella del morbillo ad esempio, indirizzate proprio ai bambini ai quali viene somministrata la dose già dai primi mesi di vita. Teleticino, nel suo decoder, ha voluto analizzare i perché di questa strategia, anche con l’aiuto del vaccinologo Alessandro Diana.

Ci sono delle date, delle indicazioni per i minori di 16 anni?

“Ciò che si può dire è che ci sono studi in corso per poter omologare questi vaccini a partire dai 12 anni. Chiaramente in questo caso gli studi sono iniziati nell’adulto, perché è una situazione più sensibile. Per il Covid le cose cambiano a partire dall’adolescenza e non è escluso che ci saranno paesi che una volta comprovati gli studi possano omologare il vaccino nel bambino”.

È possibile raggiungere l’immunità di gregge senza includere i bambini?

“L’obiettivo numero uno della campagna di vaccinazione è proteggere le persone a rischio, per poter veramente diminuire il fardello della capienza delle strutture sanitarie ed è questo che ci farà uscire dalla crisi. Bisognerà capire quali raccomandazione di salute pubblica consiglieranno i vari paesi, i bambini al di sotto dei bambini di 12 anni contaminano meno. Questi dati aiuteranno a determinare la strategia di salute pubblica”.

Strategia di salute pubblica che per quanto riguarda i test di depistaggio sta andando in direzioni opposte. Qual è la strategia migliore?

“È importante poter testare anche le persone asintomatiche che possono veicolare il virus, non si vede una coscienza nazionale. La strategia della vaccinazione ci aiuterà non solo mettere in ginocchio il virus e la sua trasmissione ma non solo, la vaccinazione permetterebbe anche di poter arrestare la trasmissione del virus.

Le prossime settimane saranno importanti. La svizzera sembra in vantaggio rispetto alle altre nazioni di qualche settimana. C’è preoccupazione però per le aperture?

“Questa è una decisione politica, quello che sembra essere chiaro è che la lotta con questo virus è una lotta permanente. Dopo Natale eravamo tutti un po’ allertati ma non abbiamo visto la terza ondata perché c’erano in atto tutte le misure di contenimento. Ma ci vuole poco, basta essere meno vigili e il virus riparte. Il Covid non aspetta altro che passare dall’uno all’altro, noi dobbiamo essere attenti per poter evitare che questi virus si trasmetta e per questo bisogna mettere la mascherina, lavarsi le mani e aprire le finestre quando siamo in ambienti chiusi. Secondo gli studi nazionali, con la vaccinazione che aumenta l’immunità di gruppo è già del 25%”.

Le differenze con il morbillo
“Il cambiamento è legato al fatto che il vaccino anti-Covid è stato creato in poco tempo ed è stato studiato nelle fasce della popolazione più a rischio. Il decorso della malattia è abbastanza banale nei bambini e negli adolescenti”, spiega il pediatra Gianluca Bianchetti. “Il morbillo invece è differente perché è stato studiato tanti anni ed è un vaccino che va a proteggere una malattia che è molto più grave del Covid in questa fascia d’età. È un tipo di vaccinazione diversa”, sottolinea il pediatra. Per Bianchetti però la percentuale di popolazione under 16 non può però essere tralasciata perché è anch’essa necessaria per raggiungere la famigerata immunità di gregge: “Una parte di questi bambini sono venuti a contatto con il virus e quindi potrebbero essere immuni”.

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