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Ecco come il cambiamento climatico influenza i laghi svizzeri
Foto Bruno Pellandini
Foto Bruno Pellandini
Keystone-ats
3 anni fa
L’aumento delle temperature rischia di compromettere il rimescolamento delle acque e causare fenomeni come la proliferazione di alghe azzurre

Il cambiamento climatico influisce sempre di più sulle temperature dei laghi elvetici e sul rimescolamento delle loro acque. Ad essere particolarmente colpiti sono i bacini situati a media altitudine. Lo rileva uno studio condotto dall’Istituto federale per l’approvvigionamento, la depurazione e la protezione delle acque (Eawag) pubblicato dalla rivista specializzata “Nature Communications Earth & Environment”.

In molti laghi svizzeri di media e alta quota in primavera e in autunno si verifica un rimescolamento delle acque, dalla superficie ai fondali: questo fenomeno influenza numerosi processi chimici ed ecologici. L’acqua di superficie, ricca di ossigeno e povera di nutrienti, si mescola con quella del fondo, povera di ossigeno ma ricca di sostanze nutritive. Ciò consente di equilibrare l’ambiente del bacino fino agli strati profondi e di uniformarne le temperature.

Per contro, in inverno e in estate, le acque profonde sono separate da quelle di superficie a causa di una stratificazione stabile delle temperature. Gli ecosistemi del lago e l’intera catena alimentare, dal plancton ai pesci, sono abituati a queste variazioni stagionali, sottolinea oggi l’Eawag in una nota.

Tre scenari
Gli scienziati dell’Istituto - guidati da Carl Love Råman Vinnå - hanno studiato l’impatto del cambiamento climatico su questi ecosistemi, esaminando in particolare 29 laghi svizzeri situati ad altitudini comprese tra 193 (Lago Maggiore) et 1797 metri, tra cui pure il Ceresio.

I ricercatori hanno potuto per la prima volta integrare nelle loro simulazioni i nuovi scenari climatici svizzeri (CH2018), che tengono conto della complessa topografia delle Alpi per rappresentare in dettaglio il clima locale. La simulazione risulta quindi molto più accurata che negli studi precedenti.

Sono stati ipotizzati tre scenari: lo scenario peggiore presuppone un aumento costante dei gas ad effetto serra, in quello intermedio le emissioni raggiungono il picco intorno all’anno 2050, mentre quello più ottimista ipotizza che il riscaldamento globale non superi i 2°C.

Minacciati laghi a media quota
Il risultato delle simulazioni è inequivocabile: se il clima si riscalda di più di 2°C, molti laghi di media altitudine rischiano di perdere la loro copertura di ghiaccio invernale ancora nel corso di questo secolo. Sarebbe ad esempio il caso di specchi d’acqua come il Lac de Joux (VD) o del Klöntal (GL).

L’assenza o la carenza di ghiaccio in superficie comporta uno scambio verticale più intenso tra gli strati idrici superiori e quelli più profondi, impedendo o riducendo considerevolmente la formazione di una stratificazione stabile delle temperature, utile e necessaria all’ecosistema.

In estate aumentano le alghe azzurre
In estate, invece, il fenomeno è inverso: la durata della stratificazione delle acque aumenta, accrescendo il rischio di carenza di ossigeno nelle profondità dei laghi. Inoltre, questa stratificazione estiva prolungata favorisce il proliferare di cianobatteri tossici (alghe azzurre).

Numerosi laghi situati a medie altitudini potrebbero quindi passare da un regime di due rimescolamenti delle acque all’anno ad uno con un unico scambio tra acque di superficie e acque profonde. Ciò avrebbe gravi conseguenze sull’immagazzinamento di calore del lago e sulla distribuzione dell’ossigeno e delle sostanze nutritive.

Gli habitat di molti animali acquatici potrebbero essere profondamente alterati, poiché l’acqua si riscalda in superficie e l’ossigeno rimane scarso in profondità.

Agire subito
Dallo studio emerge che i laghi di alta quota, come ad esempio quello di St. Moritz (GR) situato a 1768 metri, conserveranno per lo meno durante il 21esimo secolo il ritmo di due rimescolamenti all’anno. Per contro i grandi laghi sull’altipiano svizzero, ad esempio il Lago di Zurigo o il Lemano, avranno cicli più irregolari e imprevedibili. Per quanto riguarda le basse quote - in cui rientrano ad esempio i Laghi Maggiore e Ceresio, situati rispettivamente a 193 e 271 metri di altitudine - i ricercatori non forniscono scenari concreti.

Quella del cambiamento dei ritmi è una prospettiva preoccupante, contro la quale bisogna agire subito. “Il nostro studio mostra che l’adozione di misure coerenti di protezione del clima limiterà la maggior parte degli effetti. Se riusciamo a limitare il riscaldamento globale, pochi laghi raggiungeranno il punto critico”, afferma Vinnå, citato nel comunicato.

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