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Unicef: “Mortalità infantile diminuita del 60%”
Keystone-ats
4 anni fa
Fra il 1990 e il 2019 il tasso complessivo di mortalità dei bambini sotto i cinque anni è diminuito ma, è aumentato il loro stato di povertà del 15%

Fra il 1990 e il 2019 il tasso complessivo di mortalità dei bambini sotto i cinque anni è diminuito del 60% circa, ma è aumentato il loro stato di povertà in misura del 15%. Sono così 1,2 miliardi i bambini poveri del mondo secondo i dati resi noti dal 30esimo anniversario dal primo World Summit for Children, in aumento del 15% sullo stesso periodo considerato di 30 anni.

“Il Covid potrebbe farci tornare indietro”
I dati generali sono stati commentati dal direttore generale dell’Unicef Henrietta Fore che pur sottolineando “i risultati raggiunti negli ultimi trent’anni” per quanto riguarda l’abbattimento della mortalità dei bambini, ha anche lanciato un monito su come il Covid-19 “potrebbe farci tornare indietro”.

“Crescenti preoccupazioni globali”
L’incontro sul tema, il primo nella storia delle Nazioni Unite che si concentra esclusivamente sui bisogni dei bambini, non ha potuto non evidenziare le crescenti preoccupazioni globali, come guerra e violenza, povertà e problematiche ambientali. Gli oltre 70 leader mondiali che hanno partecipato si sono impegnati a proteggere le vite dei bambini e il loro benessere attraverso un’azione concertata, anche per ridurre la malnutrizione e le morti infantili, garantire accesso all’acqua sicura e all’istruzione di base, e sul piano medico eradicare la polio e rendere le cure prenatali e materne disponibili per tutti.

“Risultati ancora fragili”
Ancora, fra i successi delle politiche dell’Unicef, a trent’anni da questo incontro storico, si è registrato con soddisfazione come vivono vite più lunghe, migliori e in salute, si da consentire che il numero di bambini in età da scuola primaria che non frequentavano è sceso dai 100 milioni del 2000 ai 59 milioni del 2018. Tuttavia questi risultati sono ritenuti ancora fragili, e i diritti dei piccoli sono minacciati da problemi come la disuguaglianza, i cambiamenti climatici, i conflitti in atto (il numero dei paesi in guerra ora è il più alto degli ultimi 30 anni e la conseguenza è che oltre 30 milioni di bambini risultano sfollati) e, ora, si è aggiunta pure la crisi del Covid-19 con le sue restrizioni dei movimenti e le chiusure scolastiche che hanno anche allontanato i bambini da insegnanti, amici e comunità, lasciandoli esposti a maggiori rischi di violenza, abusi e sfruttamento.

Agire adesso
Non solo, ha rilevato Henrietta Fore, molti di loro sono vittime di tratta, abusi e sfruttamento, altri sono senza uno status migratorio ufficiale o accesso a istruzione e assistenza sanitaria. In aggiunta, a causa della pandemia migliaia di bambini potrebbero poi morire ogni giorno se questa continuerà a indebolire i sistemi sanitari e interrompere i servizi. “Se non agiamo adesso - ha concluso la presidente - non rischiamo solo di causare danni irreversibili al loro sviluppo sociale ed emotivo, all’apprendimento e al comportamento di un’intera generazione, ma anche di riportare indietro i risultati raggiunti dal World Summit for Children di 30 anni fa. Ora più che mai, i paesi e le comunità nel mondo devono lavorare insieme per rispondere alla crisi che colpisce i bambini con un impegno maggiore a porre fine ai conflitti”.

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