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Sempre più richieste d’aiuto psicologico
Sono aumentate nella seconda ondata pandemica. Sempre più però interrompono le sedute per impossibilità finanziaria. L’appello degli esperti: “È preoccupante, è un problema che bisogna risolvere”

Durante la seconda ondata della pandemia da Covid-19 lo stress psicologico è aumento significativamente. È quanto emerge da un’indagine condotta dalla Federazione svizzera delle psicologhe e degli psicologi(Fsp), l’Associazione svizzera degli psicoterapeuti(Asp) e l’Associazione professionale svizzera della psicologia applicata(Sbap), cui hanno preso parte quasi duemila psicologiche e psicologi.

Due dati allarmanti
Sono due i dati allarmanti evidenziati dall’indagine. Da una parte, due psicoterapeuti su tre fra coloro che hanno risposto al questionario riportano di dover regolarmente respingere persone con problemi psichici che avrebbero bisogno di una terapia, perché non hanno sufficienti disponibilità per supportarle. Dall’altra, oltre l’80% degli psicoterapeuti esercitanti in proprio dichiara di avere pazienti in difficoltà che rinunciano alla terapia per ragioni finanziarie.

Peggioramento nel corso della pandemia
Quasi il 90% degli intervistati riferisce un peggioramento dei nodi problematici e dei sintomi nel corso della pandemia o il manifestarsi di nuovi problemi e sintomatologie dovuti all’attuale condizione di stress. Tra i più citati ci sono: stati di depressione, disturbi d’ansia e disturbi ossessivo-compulsivi, problemi in famiglia/nella relazione di coppia e problemi sul lavoro e a scuola. Il 22% dichiara di aver riscontrato un aumento della suicidalità. Il quadro delineatosi è, per gli psicologi, allarmante. “L’assistenza psicoterapeutica in regime ambulatoriale denotava carenze già prima della pandemia. Nelle regioni rurali e nei casi in cui a essere colpiti erano bambini e adolescenti, l’attesa per intraprendere una terapia arrivava fino a sei mesi”, afferma Yvik Adler, co-presidente della Federazione Svizzera delle Psicologhe e degli Psicologi (FSP). “Con la pandemia la domanda è cresciuta ulteriormente. Ma i disturbi psichici, se non trattati negli stadi iniziali, possono cronicizzarsi e produrre danni duraturi, con tutte le spese che ciò comporta”, afferma Stephan Wenger, co-presidente della FSP.

Molti lasciano per problemi finanziari
Ma il dato più preoccupante è sicuramente quello legato alle ragioni finanziarie. L’86% di psicoterapeuti liberi professionisti dichiara di ricevere regolarmente richieste di persone in difficoltà psichica che rinunciano alla terapia perché non possono permettersela. Ancora, tanti pazienti sono costretti a interrompere prematuramente la terapia per motivi finanziari. L’assistenza dispensata da psicoterapeuti esercitanti autonomamente non può essere coperta dall’assicurazione di base, per cui i pazienti devono pagare la terapia di tasca propria. “È un problema che bisogna assolutamente risolvere”, afferma Gabriela Rüttimann, presidente dell’Associazione svizzera degli psicoterapeuti (ASP). “Introducendo il modello di prescrizione per la psicoterapia fornita da psicologi anche le prestazioni fornite da psicoterapeuti liberi professionisti potrebbero essere coperte dall’assicurazione di base. Aumenterebbero così anche i posti a disposizione per effettuare un percorso psicoterapeutico a spese dell’assicurazione di base”.

Un nuovo progetto: si attende il Consiglio federale
Un progetto per l’introduzione del modello di prescrizione esiste già dall’estate del 2019; anche la procedura di consultazione è conclusa. Si attende solo la decisione del Consiglio federale, annunciata per il primo trimestre del 2021. “Ci aspettiamo ora che il Consiglio federale agisca con tempestività”, afferma Christoph Adrian Schneider, presidente della Associazione professionale svizzera della psicologia applicata (SBAP). “Non è possibile che persone affette da problemi psichici debbano rinunciare per motivi economici a una terapia necessaria ed efficace che gioverebbe non solo alla loro salute, ma anche alla comunità in generale per via degli elevati costi che permetterebbe di risparmiare”. Intervenendo con la terapia negli stadi iniziali si possono produrre risparmi per circa 500 milioni di franchi all’anno: nelle aziende per la riduzione delle perdite di produzione conseguente alla riduzione delle assenze dal lavoro (assenteismo) e delle ore improduttive di presenza (presenteismo), nell’assicurazione di base per la riduzione dei trattamenti in regime stazionario e nelle assicurazioni sociali perché si prevengono disoccupazione e invalidità.

Modello di delega e il modello di prescrizione
Allo stato attuale l’assicurazione di base si assume i costi delle sedute psicoterapeutiche ambulatoriali soltanto se eseguite da uno psichiatra o da uno psicologo psicoterapeuta con contratto d’impiego presso un medico. Il cosiddetto modello della delega limita il numero di posti di psicoterapia finanziati dall’assicurazione di base a disposizione. Il modello della prescrizione prevede la possibilità per gli psicologi psicoterapeuti indipendenti di eseguire sedute psicoterapeutiche con presa in carico dei costi da parte dell’assicurazione di base, purché prescritte da un medico. In un contesto di questo tipo, i medici di famiglia potrebbero prescrivere un trattamento psicoterapeutico e il paziente scegliersi liberamente lo psicoterapeuta presso cui eseguirla.

Anche Unicef oggi ha lanciato l’appello
“Con i lockdown nazionali e le restrizioni di movimento legate alla pandemia, è stato un anno lungo per tutti noi, ma soprattutto per i bambini”, ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore generale Unicef. “Quando - giorno dopo giorno - devi stare lontano dagli amici e distante dagli affetti e magari anche bloccato a casa con qualcuno che usa violenza, l’impatto è importante. Molti bambini hanno paura, si sentono soli, in ansia e preoccupati per il loro futuro. Dobbiamo uscire da questa pandemia con un migliore approccio alla salute mentale di bambini e adolescenti e dobbiamo cominciare dando a questa tematica l’attenzione che merita”. In risposta, l’Unicef sta supportando i governi e le organizzazioni partner per dare priorità e adattare i servizi per i bambini.

Giovani ansiosi e depressi
Con l’inizio del secondo anno di pandemia, l’impatto sulla salute mentale e il benessere psicosociale di bambini e giovani è forte. In America Latina e nei Caraibi, un recente sondaggio U-Report dell’Unicef sui giovani ha generato più di 8’000 risposte e riscontrato che oltre un quarto si è sentito ansioso, il 15% depresso. Anche prima della pandemia, rileva Unicef, i bambini e i giovani sopportavano il peso dei rischi legati alla salute mentale, con la metà di tutti i disturbi mentali che si sviluppavano prima dei 15 anni e il 75% entro prima età adulta. La maggior parte delle 800’000 persone che muoiono per suicidio ogni anno sono giovani, e l’autolesionismo è la terza causa di morte tra i 15-19 anni, con tassi più alti tra le ragazze adolescenti. Si stima che globalmente un bambino su 4 viva con un genitore che ha un disturbo mentale.

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