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Omicron via d’uscita dalla pandemia?
© CdT/ Chiara Zocchetti
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Daniele Coroneo
2 anni fa
Secondo Isabella Eckerle, virologa a Ginevra, se la maggiore contagiosità e la minore gravità della variante fossero confermate si giungerebbe molto presto all’immunità di gregge. Immunodepressi e non vaccinati rischiano però di mettere ulteriormente sotto pressione gli ospedali

“Non dobbiamo giungere a conclusioni affrettate, ma la variante Omicron potrebbe essere una sorta di vaccino naturale che ci avvicina alla fine della pandemia”. Le parole che il presidente russo Vladimir Putin ha affidato alle testate del gruppo Rbc potrebbero non essere così campate per aria, in quanto trovano riscontro nelle ipotesi avanzate da alcuni esperti del settore, anche in Svizzera.

In particolare, hanno avuto una certa eco le previsioni, affidate a Twitter, di Isabella Eckerle, virologa e co-direttrice del Centro per le malattie virali emergenti dell’Università e degli ospedali universitari di Ginevra: “Questo virus potrebbe generare l’ondata finale e il “biglietto” che ci conduce nella situazione endemica (presente localmente e dunque non più pandemica, ndr). Una variante così contagiosa che presto non ci saranno più persone sieronegative e senza immunità, con anche i vaccinati che si contageranno”.

Ondata coperta da minore gravità, vaccini e guarigioni
Isabella Eckerle, basandosi sull’ipotesi che Omicron sia più contagiosa ma meno grave di Delta, prevede che presto, forse in gennaio, la nuova variante porterà “a un alto numero di infezioni in breve tempo e in tutte le fasce di età”. Fortunatamente, però, la presumibile minore gravità di Omicron e la protezione data da guarigioni e vaccini “ridurranno ulteriormente il rischio di decorsi gravi”.

A caro prezzo
In altre parole: Omicron potrebbe accelerare la fine della pandemia. Secondo Eckerle, questo lieto fine rischia però, almeno in Svizzera, di giungere dopo un ennesimo periodo di difficoltà per il sistema sanitario, indebolito dall’attuale ondata della variante Delta a cui Omicron minaccia di sovrapporsi: “La sfida sarà quella di prepararsi per una breve ondata massiccia di Omicron, soprattutto in termini di assistenza sanitaria”, perché in effetti ancora non è chiaro quale sia “la gravità della malattia generata da Omicron nei gruppi vulnerabili, ovvero la maggior parte dei bambini, gli immunodepressi e i non vaccinati” e perché “il personale sanitario a volte scarseggia”. È quindi anche per proteggere il sistema ospedaliero che la virologa invita “coloro che possono ottenere i richiami vaccinali” a farlo “il più presto possibile”. Dubbi permangono in ogni caso: “Delta rimarrà? Ci sarà un’altra variante?”, si chiede la ricercatrice.

© CdT/Gabriele Putzu
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Sviluppatrice Pfizer: “Sono ottimista”
La posizione di Eckerle è condivisa a livello internazionale, anche da chi i vaccini ha contribuito a svilupparli: la biochimica ungherese Katalina Kariko, vicepresidente dell’azienda tedesca BioNTech, vede in Omicron una possibile via di uscita dalla pandemia: “Se davvero Omicron riuscisse a sostituirsi a Delta in quanto più contagiosa e sviluppasse effetti di minore serietà, non penso che dovremmo preoccuparci. Sono ottimista”. Con la nuova variante, secondo la scienziata, potrebbe “essere raggiunta l’immunità di gregge”. In attesa sempre di prove certe della minore pericolosità della variante.

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