Lingua
Parità di genere nell'italiano, "anche il maschile non marcato è inclusivo"
Redazione
un anno fa
In una società sempre più attenta all'inclusione e alla parità di genere come comportarsi con la lingua scritta? E come è cambiato l'italiano negli ultimi anni? Ticinonews ne ha parlato con un membro del Comitato di Direzione dell'Accademia della Crusca.

Buongiorno a tutt*. Capita sempre più spesso di leggere manifesti, comunicati o altri scritti che per non discriminare nessuno hanno come desinenza finale l'asterisco o lo schwa. Sul tema il Comitato Pari opportunità del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione italiana ha chiesto consiglio all'Accademia della Crusca su come comportarsi quando bisogna redigere gli atti giudiziari. Insieme a Federigo Bambi, professore dell'Università di Firenze e componente del Comitato di Direzione dell'Accademia, Ticinonews ha voluto approfondire il tema, cercando anche di capire come è cambiata la lingua italiana negli ultimi anni.

Dove sono nate le desinenze asterisco e schwa?

"Sono nate per garantire il rispetto del genere nell'ambito della lingua, soprattutto nel valorizzare la posizione del femminile o dei generi di cui oggi molto spesso si parla. Non è corretto utilizzare forme come l'asterisco e lo schwa, perché sono forme che non corrispondono al parlato. Inoltre va considerato che la lingua scritta ha raggiunto determinate forme di espressione in un lungo periodo e sarebbe del tutto scorretto modificarle arbitrariamente. Al posto dell'asterisco e dello schwa, per indicare e sostituire desinenze dotate di valore morfologico, sarebbe sufficiente utilizzare un maschile corrispondente alla nostra lunga tradizione, tenendo ben presente che quel maschile non marcato, serve ad includere e non a prevaricare”.

Con un maschile come si possono rispettare le persone che si definiscono non binarie anche nel linguaggio istituzionale?

"Al posto dell'asterisco o dello schwa possono utilizzare altre forme più inclusive e generali. Al posto di uomo o donna, ad esempio, si può usare il termine persona. Quando questo non è possibile, l'utilizzo di un maschile non marcato può rispondere all'esigenza di includere nel termine anche le persone non binarie. Il linguaggio giuridico è spesso caratterizzato da chiarezza e sinteticità, in questo caso -rispondendo a quando chiesto dalla Corte di Cassazione all'Accademia della Crusca- non devono essere utilizzate duplicazioni di genere come, ad esempio, lavoratrice e lavoratori, ma la soluzione è il maschile non marcato".

Com'è cambiato l'utilizzo della lingua italiana nell'ultimo decennio? Le nuove mode hanno modificato il corretto utilizzo della lingua?

"Non so se hanno modificato il corretto utilizzo della lingua perché è un sistema in continuo cambiamento. Quella che viene utilizzata e usata è per definizione corretta. Negli ultimi decenni, ritornando alla lingua di genere, si sono affermati nuovi usi, come quello di non mettere l'articolo davanti al cognome femminile perché può essere considerato discriminatorio, ma anche di fronte a quello maschile. Una volta davanti al cognome l'articolo era molto utilizzato. Sono fiorentino, ed essere chiamato 'Il Bambi' non mi infastidisce. È importante dire che oggi stiamo andando verso una regola diversa: non si mette l'articolo prima del nome di famiglia. Così facendo, però, si rischia di non far capire agli altri il sesso del loro interlocutore. Questa informazione può essere recuperata con il nome. Un discorso che non vale con le persone famose che tutti conoscono".