
La lunga notte dell'Ariston ha incoronato Marco Mengoni quale vincitore della 73esima edizione del festival di Sanremo. Con il brano Due vite, ha dominato la maratona del festival senza sbagliare un colpo. Alle sue spalle, a sorpresa, Lazza con Cenere, poi Mr Rain con Supereroe. Nella "top five" tutta al maschile Ultimo, quarto con Alba, e Tananai, quinto con Tango. "Dedico questa vittoria alle artiste donne che hanno partecipato al festival", ha detto Mengoni tra le lacrime. "Siamo arrivati in finale in cinque ragazzi e quindi credo sia giusto dedicarlo alle artiste che hanno portato pezzi meravigliosi su questo palco". Mengoni si era commosso anche nel pomeriggio all'incontro con i giornalisti, e la sera precedente dopo il duetto in chiave gospel con il Kingdom Choir sulle note di Let It Be. Al cantante viterbese è andato anche il premio Bigazzi per la miglior composizione musicale. Doppietta per Colapesce Dimartino, che con Splash hanno portato a casa il riconoscimento della critica Mia Martini e il premio sala stampa Lucio Dalla.
Le parole di Zelensky e l'invito al vincitore
A segnare la serata finale, anche la lettera che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha inviato al festival, letta da Amadeus ormai a notte fonda. "Da più di sette decenni, il festival di Sanremo si sente in tutto il mondo. Si sente la sua voce, la sua bellezza, la sua magia, la sua vittoria. Ogni anno sulle rive del Mar Ligure vince la canzone. Vincono la cultura e l'arte. La Musica vince! E questa è una delle migliori creazioni della civiltà umana. Sfortunatamente, per tutto il tempo della sua esistenza, l'umanità crea non solo cose belle. E purtroppo oggi nel mio paese si sentono spari ed esplosioni. Ma l'Ucraina sicuramente vincerà questa guerra. Vincerà insieme al mondo libero. Vincerà grazie alla voce della libertà, della democrazia e, certamente, della cultura. Ringrazio il popolo italiano e i suoi leader che insieme all'Ucraina avvicinate questa vittoria", scrive Zelensky, invitando il vincitore di Sanremo a Kiev "nel giorno della nostra vittoria". "Sono sicuro che un giorno ascolteremo tutti insieme la nostra canzone di vittoria".
La serata
La maratona finale del festival, oltre cinque ore di show, si è aperta con l'omaggio commosso di Gianni Morandi all'amico Lucio Dalla, che il 4 marzo avrebbe compiuto 80 anni, sulle note di Piazza grande, Futura e Caruso. Tutti in piedi, lungo applauso e Gianni che ha guardato al cielo. In quota leggende della musica la serata è toccata a Gino Paoli: tra aneddoti del passato alla Rca con un giovanissimo Gianni Morandi, l'88enne artista - accompagnato al piano da Danilo Rea - ha regalato al pubblico la magia dei suoi successi, "Una lunga storia d'amore", "Sapore di sale", "Il cielo in una stanza". Più avanti ecco Ornella Vanoni, 88 primavere anche lei, a cantare i suoi brani senza tempo: "Vai Valentina", "L'appuntamento" e poi un medley tra "Eternità" e "Una ragione di più". La scossa elettronica è arrivata con i Depeche Mode, superospiti internazionali della finale: orfani di Andy Fletcher scomparso lo scorso maggio, hanno presentato in anteprima mondiale il nuovo singolo Ghosts Again. Martin Gore e Dave Gahan hanno cantato poi uno dei loro successi, "Personal Jesus".