
Massimo Romeo Piparo è uno dei più grandi produttori di musical in Italia, non a caso è stato infatti scelto per realizzare una nuova versione, completamente italiana, di Mamma Mia!, forse la commedia musicale più celebre degli anni 2000 e che andrà in scena il 16, il 17 e il 18 febbraio nella sala teatro del LAC di Lugano, con un cast che vanta la presenza di Luca Ward, Paolo Conticini e Sergio Muniz tra gli altri. Tra i grandi successi di Piparo spicca sicuramente anche la versione italiana di Jesus Christ Superstar, che ha ottenuto il premio come miglior produzione internazionale nel 2016 ai MusicalWorld Award in Olanda e che, non da meno, vanta tutt’oggi il record italiano di musical più longevo, con i suoi 22 anni consecutivi che verranno raggiunti nel 2018.
Jesus Christ Superstar è uno dei tuoi grandi successi e nel 2018 celebrerà 22 anni di programmazione. Per Mamma Mia! punti a un nuovo record di Longevità?
Diciamo che la longevità continua che ha avuto Jesus Christ Superstar non credo sia replicabile, nel senso che oggi i titoli si mangiano e si consumano in modo completamente diverso da quello di una volta. È vero però che Mamma Mia! sta diventando un po’ un “cult”, quindi non è escluso che ogni tanto lo si possa rivedere in giro e che possa veramente raggiungere programmazioni di diversi anni. Sinceramente anche noi come produttori sforniamo anche tre titoli all’anno, quindi noi per primi veniamo assorbiti dalle novità, però Mamma Mia! sicuramente lo terremo il più attivo possibile.
Come è nato il progetto di questa nuova versione italiana di Mamma Mia!?
La versione italiana nasce da una richiesta ricevuta dalla società inglese che gestisce Mamma Mia! nel mondo che voleva una nuova edizione in italiano e mi hanno offerto di fare un’edizione diversa rispetto a quella gestita da loro che già girava l’Europa. Mi piaceva molto l’idea di rifare uno spettacolo completamente nuovo con una creatività tutta italiana, un team completamente italiano,… Ma inizialmente avrei preferito mantenere i testi delle canzoni in inglese. Tuttavia la società inglese ha insistito affinché le traducessi in italiano e io, non avendo scelta, ho accettato. Oltretutto oggi li devo ringraziare perché, a parte il fatto che è venuto fuori un gran bel lavoro e sono molto contento delle traduzioni che abbiamo fatto, sono dell’idea che probabilmente questa sia stata la chiave del successo enorme che ha avuto lo spettacolo in Italia, perché tutti finalmente hanno capito di cosa parlassero le canzoni, quindi sono molto contento di aver fatto uno spettacolo internazionale ma con questa grandissima creatività italiana che ormai ci contraddistingue anche all’estero.
I “puristi” come hanno accolto l’idea della traduzione dei brani?
La polemica dei puristi è finita subito dopo il debutto, infatti quello è stato il momento in cui sono stati messi a tacere. Su 24 canzoni degli Abba io sfido qualunque purista a conoscere il testo e il significato di ognuna di queste. Spesso in Italia ci professiamo come grandi conoscitori di canzoni inglesi: “Io i Queen li so tutti a memoria”, “Io gli U2 li canto tutti a memoria”, ma in realtà non è così. Andando ad esplorare si scopre che spesso non si conosce più di un ritornello e non si va al di là di due o tre canzoni. È vero, si parla di brani come Mamma Mia! e Dancing Queen, quindi i grandi successi che forse anche gli italiani hanno imparato in inglese, ma le altre 22 probabilmente non sapevano nemmeno di cosa parlassero. Quindi in questo spettacolo, nel quale le canzoni sono parte integrante della storia, abbiamo reputato fondamentale permettere alla gente di capirne esattamente il significato. Dopo il debutto, quando si è capita la qualità delle traduzioni, è finita ogni discussione al riguardo, anzi, ormai le traduzioni vengono appunto indicate come uno dei principali motivi di successo di questo spettacolo.
Oltre alla traduzione, qual è la tua firma in questo spettacolo?
Il mio stile si concretizza ad esempio nell’uso di video nella scenografia, e quindi c’è questo spettacolo che riproduce fedelmente questo spaccato di isola greca, con addirittura quasi 10’000 litri d’acqua che compongono una grande piscina con un pontile sopra, quindi sembra davvero di essere sbarcati su un’isola in Grecia. Dopo il successo che ha avuto il film Mamma Mia! questo fattore l’ho ritenuto assolutamente fondamentale e in effetti è stato importante, perché l’idea di aver trattato l’opera in maniera quasi realistica e quasi cinematografica è piaciuta moltissimo al pubblico. Penso che questa possa essere la mia firma su questo musical.
E per quel che riguarda il cast?
Ne sono estremamente soddisfatto. Diciamo che un po’ in tutte le mie produzioni i cast hanno rappresentato un ruolo fondamentale per il successo, e raramente li sbaglio. Questa volta addirittura posso dire non solo di non averlo sbagliato, ma addirittura di averlo indovinato alla grande, infatti questo cast è perfetto in ogni suo ruolo, anche in quelli minori: c’è questo equilibrio perfetto tra uomini famosi, donne un po’ meno famose ma molto brave,… Quindi diciamo che aver azzeccato il cast ha dato uno slancio maggiore a uno spettacolo che mi piace definire come “nazional-popolare”, nel senso migliore del termine ovviamente.
Michele Sedili
(foto in copertina: Gianluca Saragò; foto di scena: Antonio Agostini)
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