
E’ un grave errore considerare l’ipertensione arteriosa nell’anziano una naturale condizione fisiologica. L’ipertensione arteriosa è la principale causa di ictus cerebrale e di scompenso cardiaco; rappresenta inoltre una delle principali cause nell’insorgenza di cardiopatia ischemica, di insufficienza renale e di arteriopatia periferica. E la stessa European Society of Hypertension (Esh) non prevede una differenziazione di età a livello patologico; basti pensare che tanto in età avanzata, quanto in età più giovane, i parametri di ipertensione sono sempre e comunque 140/90mmHg. La stessa diagnosi è la medesima sia per giovani che per persone anziane. A cambiare è però l’intervento terapeutico, una persona in condizioni maggiormente precaria ha infatti bisogno di una terapia graduale; il dosaggio farmacologico andrà infatti aumentato progressivamente e attentamente. In più bisogna scegliere se intraprendere o meno un trattamento antipertensivo e quale, la scelta dipende da diversi fattori che devono riflettere il profilo di rischio cardiovascolare del soggetto; ma quali sono tali fattori? Da considerare sono: i valori di pressione arteriosa; se sono presenti altri fattori di rischio cardiovascolare; se sono presenti danni agli organi; se vi è la presenza di diabete o patologie correlate; se sono presenti altre malattie non di tipo cardiovascolare. Una volta iniziata una terapia, è molto importante darle seguito, evitando dunque di cambiarla troppo spesso. Nella maggior parte dei casi, la terapia dell’anziano deve essere mirata ad abbassare il livello di pressione arteriosa sotto i famosi 140/90mmHg. Ma c’è un problema rappresentato dal fatto che è ancora sconosciuto quanto sia effettivamente possibile ridurre la pressione diastolica nell’anziano, specie se si tratta di ipertensione sistolica isolata; infatti sono diversi i pazienti che, per ottenere un controllo della pressione adeguato, devono assumere due o più farmaci. Un altro problema, molto più grave, è rappresentato dal fatto che molti pazienti scelgono di non seguire determinate norme comportamentali consigliate dal medico: non assumono i farmaci prescritti; se questi sono assunti, in molti casi, il paziente non segue la giusta posologia, modificandola di propria iniziativa (errore veramente grave); oppure, una volta che si sentono meglio, decidono di sospendere il trattamento, considerandolo inutile. Un consiglio da dare sia ai giovani che agli anziani è quello di evitare questi comportamenti scorretti, in quanto possono portare a conseguenze nettamente più gravi della malattia stessa.
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