
Fotografa, artista, graphic designer e tanta voglia di scoprire il mondo: Laura Morosoli è cresciuta a Lugano, ma da circa un anno vive a Mauritius, dove ha trovato l’amore. La passione per il viaggio l’ha sempre accompagnata, ma, dato il notevole seguito da parte della community Instagram, che la conosce come @indie.marea, Laura ha fatto dei suoi interessi un lavoro. Ad oggi ha visitato ben 20 paesi ma, ovviamente, la lista è in costante aggiornamento.
Da Lugano a Mauritius: un cambio radicale. Come mai?Perché mi sono innamorata… (ride, n.d.r) Mia madre è mauriziana, infatti ho la doppia nazionalità. La cosa mi ha portata a trascorrere molto tempo in questa meravigliosa terra. Durante una vacanza, poi, ho conosciuto un ragazzo, ed è sbocciato l’amore. Inizialmente, per vederlo, facevo avanti e indietro dalla Svizzera, ma risultava logisticamente complicato. I costi erano enormi e questo, assieme ad un’altra serie di cose, mi ha portata a prendere una decisione di cui non mi pento.
Un’altra serie di cose… cioè?Li ho trovato stabilità e serenità che qui non avevo, almeno a livello professionale. Sai, è frustrante fare mille scuole per vederti limitata nel lavoro, e dover pensare anche all’idea di servire cocktail in un bar per arrotondare lo stipendio, nonostante i titoli che hai conseguito. A Mauritius posso sviluppare liberamente e creativamente la mia professione.
Quando è nata l’idea di associare la tua passione per il viaggio a quella per la fotografia, creando una pagina Instagram che, ad oggi, riscuote tantissimo successo?A dire il vero, è nato tutto per caso. Inizialmente, durante i viaggi, scattavo foto da mostrare a famiglia e amici. Tuttavia, alcuni scenari erano così mozzafiato che sono arrivata a chiedermi: “perché non condividerlo con tutti?” e, da lì, la pagina ha preso piede. I likes sono aumentati, poi sono arrivate le prime richieste di collaborazione con i brand, e oggi sono qua.
Quello di blogger è un lavoro da sempre al centro di controversie. C’è chi non lo definisce tale; cosa vorresti dire a queste persone?La gente vede l’immagine finale, spesso senza sapere cosa succeda “dietro le quinte”. Il post non è che il prodotto di scambi di mail con i vari brand, set up fotografici, individuazione della location, lavori di post-produzione e tanto altro ancora. Inoltre, quello che uso è materiale professionale, che ha un costo non indifferente.
Non è facile, allora, svolgere quello che sembra essere il lavoro dei sogni di tutti?Non è facile come sembra. Devi costantemente tenere tutto sotto controllo. Il mio è un lavoro che richiede una particolare abilità anche nel media management, e ti assicuro che è stressante, talvolta, cercare la novità in un sistema in continua evoluzione. La semplice scelta dell’hashtag può risultare particolarmente impegnativa: quelli troppo comuni, infatti, rischiano di oscurare il lavoro di giorni, facendo apparire la tua foto come una tra le tante. Devi essere attiva sui social, nei commenti, trovare supporti, e avere sempre uno stock di foto pronto da postare per tenere aggiornato il profilo.
Nel lavoro sei social-dipendente. Lo sei anche nella vita privata?No grazie. Quando apro Instagram è come se mi recassi virtualmente in ufficio. So che è il mio lavoro, e che la realtà social deve far parte della mia vita anche solo per avere ispirazioni. Ma, nel quotidiano, tendo a non portare nemmeno con me il cellulare. Mi godo ogni attimo, e forse è anche per questo che non sono particolarmente pratica con le “stories”.
Il fatto di viaggiare sempre con la macchina fotografica in mano cambia la tua percezione di viaggio?No, su Instagram mostro quello che vedrei anche in condizioni normali. Non faccio altro che condividere le mie emozioni, e se sono troppo forti mi dimentico addirittura di fotografare. Il materiale per gli scatti, certo, è ingombrante, e forse l’unica cosa che pesa è lo zaino sulle spalle. Tuttavia, basta sapersi organizzare. Porto sempre il minimo indispensabile, a seconda del posto in cui vado, per non avere limiti con l’equipaggiamento.
Paese che vai, cucina che trovi. Qual è il tuo rapporto con il cibo nel mondo?Essendo per metà svizzera e per metà mauriziana, sono abituata ad una cucina variegata. Non ho mai visitato, infatti, Paesi il cui cibo mi avesse stancata. Non ho paura di scoprire sapori nuovi, purchè si utilizzino pietanze comuni. Che non mi si parli di insetti o serpenti! Se me ne trovassi uno nel piatto, andrei in una pizzeria che, anche dall’altra parte del mondo, non manca mai.
Cosa porti con te da ogni viaggio che fai?I ricordi, impressi anche nella mia preziosissima macchina fotografica. Non sono materialista, e non amo i souvenir, a meno che non si tratti di un vestito fantastico.
Tra i tanti che hai visitato, sapresti dirmi un luogo che ti ha lasciato qualcosa in particolare?Si, l’India. Ho sempre guardato con scetticismo chi mi diceva che sarebbe andato in India alla ricerca di una pace interiore. Eppure, al mio ritorno, dopo più di un mese trascorso in quella terra, ho potuto constatare che mi ha lasciato serenità ed equilibrio, sebbene non cercassi nulla di tutto questo. È una terra fantastica, un luogo da esplorare, un flusso di emozioni da vivere. Nella pienezza di gente meravigliosa e di colori indimenticabili, propone tradizione, natura, storia e arte.
Dove, invece, hai vissuto le esperienze più strane?Sempre in India. Quando viaggi devi essere consapevole di interfacciarti con culture molto diverse dalla tua, perciò prima di partire è sempre bene documentarsi su usi e costumi del posto, affinché tu possa visitare il Paese nel pieno rispetto delle tradizioni. Prima di andare in India ho fatto le ricerche di rito, perciò ero consapevole di quanto potesse essere complicato, per una donna, visitare alcune zone. Tuttavia, sono rimasta colpita quando, nel Sud, ho visto uomini sputarmi ai piedi. Poi ho capito perché: mi hanno scambiata, in quanto mulatta, per una connazionale e, dal momento che viaggiavo con il mio ex ragazzo, europeo, sono passata per l’indiana che ha sposato un bianco. Li la cosa non è vista di buon occhio. Mi è addirittura capitato, su un treno, di notare che un uomo, dopo avermi vista, abbia cominciato a masturbarsi, nonostante fossi copertissima. Intorno, la gente non sembrava nemmeno scandalizzata.
Insomma… Sei una che ama viaggiare e ti addentri con disinvoltura anche nelle realtà meno turistiche. Cosa vorresti dire a chi, invece, non desidera conoscere realtà diverse dalla propria?Che si perde qualcosa di essenziale. È giusto viaggiare, perché apre la visione di un mondo in cui noi non siamo altro che formichine. È giusto abbattere le barriere, e l’ignoranza che ne consegue.
SF
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