
La quarta rivoluzione industriale è una realtà: Industria 4.0, ovvero l’applicazione dell’Internet delle cose (IoT) alla produzione industriale e il collegamento in rete di persone, prodotti e macchine, sta cambiando le regole del gioco, stravolgendo i modelli organizzativi e trasformando il business in generale e quello internazionale in particolare. L’interconnessione e la digitalizzazione dei processi produttivi creano la “Smart Factory” (la fabbrica intelligente che si adatta da sola), abbattono i costi di produzione, consentono una maggiore e più rapida customizzazione e favoriscono l’entrata su nuovi mercati.
Nella “Smart Factory” l’integrazione verticale e orizzontale diventano fattori importanti. L’integrazione verticale offre grande potenziale di ottimizzazione in quanto i processi informatici e di comando sono messi in rete e abilitano lo scambio di dati tra reparti aziendali (sviluppo, pianificazione, produzione, vendite, distribuzione), che possono in seguito organizzarsi da sé. Per quanto riguarda il commercio con l’estero, le grandi quantità di dati scambiati consentono di prevedere gli sviluppi futuri e valutare la domanda potenziale nei vari mercati. Nell’ambito dell’internazionalizzazione è però la dimensione orizzontale dell’integrazione ad apportare i cambiamenti più incisivi in quanto le catene del valore classiche tra aziende si trasformano in reti di creazione del valore, dove le imprese lavorano insieme su uno stesso prodotto al di là dei confini organizzativi e nazionali. La mancanza di know-how o di esperienza sono compensati dallo scambio automatico dei dati e da una memoria “built-in” di ogni singolo prodotto. Cambia inoltre lo spirito di competitività e di collaborazione tra aziende e i criteri geografici e di appartenenza ad un settore perdono di importanza: le aziende più grandi assegnano sempre più processi a quelle più piccole e specializzate, indipendentemente dalla loro ubicazione e le PMI, sempre più attive in reti di sviluppo, produzione e cooperazione globali, si possono quindi concentrare sulle loro competenze specifiche.
Le aziende sono però anche chiamate a rivedere l’approccio ai mercati esteri e uno dei primi passi da fare è sicuramente quello di digitalizzarlo. Le opportunità offerte dal connubio digitalizzazione-internazionalizzazione vanno sfruttate meglio: un progetto di esportazione può ad esempio essere portato avanti in molti modi sul web, cominciando dall’analisi della domanda nei mercati target, dalla valutazione di clienti potenziali e così via sino al marketing online e alle vendite tramite l’e-commerce. Un primo strumento utile è sicuramente la piattaforma Export Digital, frutto della partnership tra Switzerland Global Enterprise (S-GE) e Google Switzerland. Essa mette a disposizione circa 100 video tutorial su questioni inerenti l’export, il marketing digitale e l’acquisizione di clienti online nonché uno strumento di ricerca dei mercati potenzialmente interessanti: tramite parole chiave che descrivono il prodotto o servizio, il tool stila una classifica dei mercati che offrono le maggiori opportunità e fornisce informazioni di base ad es. sulla concorrenza, sul comportamento di acquisto dei consumatori online e sui sistemi di pagamento.
Attenzione però: la digitalizzazione dell’approccio all’export va integrata in una strategia globale. A prescindere dai canali digitali, nel mercato di riferimento può essere comunque necessario disporre di una rete di partner locali e di ulteriori canali di marketing e di vendita. Inoltre, le differenze culturali e normative, come pure le questioni fiscali non vanno sottovalutate. L’entrata su nuovi mercati resta quindi un processo complicato e in questo senso Camera di commercio e S-GE sono a disposizione come sempre con corsi, consulenze ed eventi per informare e consigliare al meglio le imprese ticinesi.
Marco Passalia, vice direttore e responsabile Servizio Export Cc-TieMonica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
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