La serata dei duetti ha visto poco meno di 200 artisti esibirsi sul palco dell’Ariston. La macchina organizzativa ha funzionato alla perfezione. Ci sono stati duetti belli, pochi bellissimi, alcuni da compitino scolastico mediocre, pochi (fortunatamente) proprio bruttini.
Chissà se qualcuno è riuscito a notare un duetto che, a mio avviso, ben rappresentava la metafora della vita: quello tra il prof. Roberto Vecchioni ed il giovane Alfa. Insieme hanno cantato “Sogna, ragazzo, sogna”, la canzone che Vecchioni aveva scritto per i suoi alunni, nel momento in cui lasciava la professione di docente ed andava in pensione.
Un vero e proprio passaggio di testimone, quasi a voler dire: io ho vissuto e insieme a me hai fatto un percorso. Ci siamo raccontati, abbiamo fatto esperienza l’uno dell’altro. Ora è il tuo momento di vivere, di fare le tue scelte. Sbaglierai, farai i conti con i tuoi errori, rimedierai. Ora è il tuo momento per cercare di capire chi sei, chi vuoi diventare. Trova il tuo modo, il migliore per te stesso, per dare concretezza al tuo sogno.
Roberto Vecchioni si è fatto da parte sul palco e ha lasciato che Alfa iniziasse a cantare di sé, del suo essere giovane, pronto a vivere le occasioni presenti e future.
Vecchioni lo ha ascoltato ad occhi chiusi, commosso. Anche da pensionato della scuola non ha mai dimenticato la sua missione: dare ai giovani una possibilità.
Sogna, ragazzo, sogna
Ti ho lasciato un foglio
Sulla scrivania
Manca solo un verso
A quella poesia
Puoi finirla tu
Ieri sera Alfa ha iniziato a scrivere il verso mancante della poesia di Roberto Vecchioni.