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Il primo buco nero fotografato perde energia
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Keystone-ats
un anno fa
La scoperta, che conferma una delle previsioni della teoria della relatività di Einstein, è pubblicata su The Astrophysical Journal da un gruppo di astrofisici guidato dall'Università di Princeton.

Il primo buco nero mai fotografato, M87*, sta perdendo una grande quantità di energia, paragonabile a quella che si otterrebbe facendo esplodere una quantità di tritolo pari alla Terra fino a mille volte al secondo per milioni di anni. La scoperta, che conferma una delle previsioni della teoria della relatività di Einstein, è pubblicata su The Astrophysical Journal da un gruppo di astrofisici guidato dall'Università di Princeton. Situato al centro della galassia Virgo A, a 55 milioni di anni luce da noi, il buco nero supermassiccio M87* è stato il protagonista della prima immagine di un buco nero pubblicata dall'Event Horizon Telescope (Eht) nel 2019, definita da molti come l'immagine del secolo.

M87*

Oltre ad aver conquistato questo primato, M87* sembra poter sfatare alcuni stereotipi sui buchi neri, come quello che li vuole capaci solo di inghiottire tutto ciò che si trovi nelle vicinanze (gas, stelle, pianeti e persino altri buchi neri). In realtà, M87* sta anche restituendo qualcosa all'universo, cedendo energia. Due mesi fa, nuove osservazioni con l'Eht hanno dimostrato che M87* ruota su se stesso, trascinando con sé il suo campo magnetico e il vicino 'tessuto' dello spazio-tempo. All'inizio di questo mese, un'altra immagine ottenuta dall'Eht nel 2021 ha dimostrato che il campo magnetico di M87* è abbastanza forte da impedirgli a volte di divorare la materia vicina.

Rallentamento rotazione

Ora, una nuova analisi dell'immagine rivela che il campo magnetico è responsabile anche del rallentamento della rotazione del buco nero, come una trottola che decelera nel tempo. L'energia emessa durante questo processo auto-frenante si allontana lungo la direzione del campo magnetico. I ricercatori stanno valutando la possibilità (teorica ma comunque entusiasmante) che l'energia emessa possa fluire in un altro buco nero. È anche probabile che il flusso di energia alimenti il getto che esce dal buco nero, che secondo ricerche precedenti varia su un ciclo di 11 anni. I modelli mostrano che la quantità di energia in uscita dal buco nero è simile a quella di cui hanno bisogno i getti che, spiegano i ricercatori, sono simili a "spade laser di Jedi lunghe milioni di anni luce" che si estendono per distanze fino a 10 volte la lunghezza della nostra Via Lattea.