
Un altro mito moderno legato alla salute viene sfatato. Il Ginko biloba non avrebbe infatti alcun effetto neurologico evidente e memoria e capacità di concentrarsi non verrebbero stimolate dai derivati della pianta di origine cinese. Lo sostiene uno studio dell'Università di Pittsburgh, negli Stati Uniti, pubblicato sul Journal of the American Medical Association. La ricerca ha preso in esame 3000 persone in età avanzata per verificare gli effetti della pianta sull'organismo umano. Per sei anni, i ricercatori hanno somministrato a 1500 pazienti pillole a base di Ginko biloba, mentre all'altra metà di volontari dei semplici placebo. Il risultato è che non si è potuta stabilire alcuna differenza significativa fra i due gruppi. Beth Snitz, la ricercatrice che ha coordinato la ricerca, ha commentato: “I derivati delle foglie del Ginko biloba sono spacciati sul mercato come rimedi contro la perdita di memoria e contro l'invecchiamento. Si ritiene che contengano un principio attivo che aumenta il flusso sanguineo, proteggendo il cervello dal declino. Tuttavia, non abbiamo trovato alcuna prova che il Ginko biloba rallenti il declino cognitivo negli anziani, o che protegga da malattie neurodegenerative come l'Alzheimer”. Lo studio sembra dunque offrire una parola definitiva sulla reale efficacia del Ginko biloba, il cui uso è stato incoraggiato da alcune ricerche in passato, mentre in altri casi addirittura si era ipotizzato un effetto negativo, mostrando come la pianta potesse avere anche un ruolo attivo nell'insorgenza dell'ictus. Tutti comunque ne sconsigliano l'uso in caso di gravidanza e anche durante il periodo di allattamento, per la possibilità di effetti collaterali quali emicranie, allergie ed emorragie.
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