
Ascoltando per la prima volta quanto hanno recentemente proposto sia “Q” sia “Time Out”, non si può non rimanere sorpresi. Le atmosfere riportano direttamente al primo Bob Dylan, sebbene la voce sia più ambigua del celebre nasale del menestrello di Duluth. Ma riportano anche a certe cose di Hank Williams e Woody Guthrie. Invece il cantante si chiama Pete Molinari. Cognome italiano, origini sia maltesi sia egiziane sia italiane. E viene da Chapham, Kent, Inghilterra. Il suo primo singolo, “A virtual landslide”, uscito per una nuova etichetta discografica, non è stato esattamente un successo: su iTunes ha guadagnato in tutto 27 dollari. Ora si spera che l’impatto negativo non abbia scoraggiato il cantautore, perché il talento c’è e si vede, anzi si sente. Un talento affinato in quasi due anni di peregrinazioni negli Stati Uniti, anche in locali che furono frequentati da Jack Kerouac. Il mensile britannico “Q” ha scritto che la sua è “una voce straordinaria” che suona come qualcosa registrato “verso il 1952”. “Mojo” ha parlato di “folk-blues superbo”. Poi, sulla sua area su MySpace, ci si può sbizzarrire con sei pezzi.
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