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Dalla parte degli anziani
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Dalla parte degli anziani
Redazione
7 anni fa
Il Dr. Med. Claudio Camponovo spiega gli accorgimenti adottati presso la Clinica Ars Medica per la presa a carico dei pazienti

Il personale sanitario s’interroga sui nuovi approcci e sulle nuove tendenze nella presa a carico dei pazienti, soprattutto geriatrici, nonché sulle procedure più opportune da utilizzare per assicurare loro comfort e cure adeguate.

L’età media nei Paesi ricchi è in costante aumento, e con essa è cresciuto e continua a crescere il numero di persone anziane, a cui vanno dedicate attenzioni e premure particolari in tutti gli aspetti della loro vita all’interno della comunità civile. Anche negli ospedali si cerca di ottimizzare in modo specifico l’assistenza degli anziani ed è in atto una riflessione sulle procedure in grado di rendere quanto più confortevoli, efficaci e mirate le degenze e le cure di pazienti di una certa età.

Il dialogo tra medici e pazienti dovrebbe svolgere un grande ruolo nell’esercizio della medicina, poiché, oltre a instaurare un’atmosfera di fiducia e stima reciproca, aiuta a individuare cure efficaci e a orientarsi su esami e accertamenti che non siano un duplicato di altri test o procedure già effettuati, che abbiano meno effetti collaterali possibili e che vengano applicati solo se veramente necessari. Questo è sempre vero, ma è particolarmente importante per i pazienti geriatrici, i più fragili e le cui problematiche li espongono a rischi di varia natura.

Ciò che una volta faceva parte della routine medica è stato messo in discussione e la prescrizione di cure e particolari farmaci in determinate occasioni non è più ritenuta necessaria. Anzi, talvolta presentava controindicazioni che ora sono state messe in luce ed evitate.

Il Dr. Med. Claudio Camponovo, nella sua qualità di medico anestesista e di Responsabile sanitario della Clinica Ars Medica, espone una serie di accorgimenti adottati nella clinica presso cui opera, in grado di garantire risultati ottimali evitando allo stesso tempo sprechi o trattamenti inutili: ‹‹La nostra strategia, rivolta particolarmente ai pazienti anziani, i più vulnerabili sotto diversi punti di vista, si esprime in diversi provvedimenti, quali l’eliminazione della premedicazione farmacologica nella fase pre-operatoria, il secondo è una migliore gestione del rischio di sanguinamento; il terzo sono gli interventi atti a limitare il dolore postoperatorio››.

In passato, ai pazienti prima che entrassero in sala operatoria si somministravano benzodiazepine, cioè ansiolitici. Tale pratica era giustificata dal desiderio di risparmiare loro, nell’imminenza di un intervento chirurgico, ansia e inquietudine. Essi potevano quindi abbandonarsi tranquillamente alle cure prestate dal personale sanitario che li prendeva a carico. Tuttavia questo approccio contribuiva a rendere il malato un oggetto passivo delle cure, privandolo di tutta la sua parte di consapevolezza e di partecipazione e rendendolo incapace di relazionarsi con il personale curante. Il team di anestesia della clinica Ars Medica ha rinunciato alla premedicazione farmacologica sistematica, proponendo invece che la persona in procinto di essere sottoposta a intervento chirurgico (sia ambulatoriale sia tradizionale) si rechi di persona, sulle proprie gambe – ovviamente, quando le circostanze lo permettono – verso il blocco operatorio e l’area di accoglienza, e addirittura si accomodi autonomamente sul letto operatorio, sdrammatizzando l’esperienza e svolgendo un ruolo da protagonista. Questo consente anche di effettuare una checklist, cioè una successione di verifiche effettuate con il coinvolgimento del paziente, al suo ingresso in sala operatoria, sulla sua identità, i suoi antecedenti e il tipo d’intervento previsto, eventuali patologie a rischio e allergie, con il risultato di diminuire mortalità, morbilità ed errori. ‹‹Rendiamo il paziente più partecipe a quello che facciamo. Parliamo con lui, comunichiamo con lui e lo mettiamo a proprio agio›› fa notare il dottor Camponovo. Anche un atteggiamento diverso nei confronti del digiuno preoperatorio contribuisce a migliorare la sensazione di comfort, psicologico e fisico, del paziente, che si sente più rispettato e riconosciuto come persona, prima che come caso clinico.

Un aspetto importante su cui si è focalizzata l’attenzione del personale sanitario è una migliore gestione del rischio di sanguinamento, di cui, ancora, gli anziani sono spesso vittime. Infatti, con l’età gli organi che producono i globuli rossi invecchiano e sono sempre meno efficienti. La Clinica Ars Medica aderisce al progetto internazionale Patient Blood Management (PBM), una strategia diretta a predisporre metodi e strumenti innovativi e più efficaci per garantire l’appropriatezza della gestione, organizzativa e clinica, della risorsa sangue, con lo scopo di migliorare i risultati clinici e di prevenire trasfusioni evitabili. ‹‹Facciamo tutti i passi necessari a riconoscere il paziente a rischio di sanguinamento, o anemico, e per prepararlo in modo adeguato all’intervento senza dover necessariamente ricorrere all’uso di sacche di sangue. A volte ciò può voler dire semplicemente praticargli un’infusione di ferro››, afferma il Responsabile sanitario.

Per quanto riguarda la fase post-operatoria, la tendenza è quella di fare ricerca clinica con lo scopo di limitare il dolore postoperatorio, trovando buone alternative all’utilizzo degli oppiacei, quali la morfina. ‹‹ Un utilizzo poco controllato degli oppiacei può portare a problemi di dipendenza e abuso. Inoltre, più oppiacei si usano, più ci sono rischi che il paziente rimanga disorientato e abbia scarsa lucidità, cosa che ostacola la sua mobilizzazione precoce e rende più lunga la sua degenza. Invece rimettere in piedi il paziente anziano prima possibile riduce il rischio di complicanze postoperatorie›› spiega il dottor Camponovo.

Si cerca anche di trattare i pazienti geriatrici dal punto di vista dell’igiene alimentare. In molte persone anziane l’appetito si riduce, l’apporto di nutrienti è insufficiente o sbilanciato e sono frequenti le disbiosi intestinali, cioè il disequilibrio, all’interno del microbiota (ovvero l’insieme dei microorganismi che colonizzano il nostro intestino), tra i batteri “buoni” e quelli “cattivi”). Siccome una flora intestinale sana ed equilibrata contribuisce al mantenimento di un sistema immunitario efficiente, quindi di una buona condizione di salute, s’interviene sullo stato del paziente, oltre che con una dieta equilibrata, con probiotici, (secondo la definizione ufficiale di FAO e OMS, “organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell'ospite”). E i risultati sono incoraggianti.

Sempre più, a un indiscriminato “fare tanto” da parte del personale curante si sostituisce un “fare bene”, a tutto vantaggio dell’efficacia dell’intervento sanitario e di un concetto di paziente più rispettoso delle esigenze di chi già si trova in una situazione di sofferenza a causa della propria malattia.

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