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Cristiano De André: "Oggi posso dire che mio padre ha vinto"
Redazione
16 anni fa
Dieci anni fa moriva Fabrizio de André. Bellinzona ha ospitato il fortunatissimo tour-omaggio del figlio Cristiano. Che abbiamo intervistato

Dieci anni fa moriva Fabrizio de André, forse il più grande fra i cantautori della musica italiana. E sabato sera Bellinzona ha ospitato "De André canta De André", fortunatissimo tour che vede Cristiano De André protagonista di una rilettura dei brani del Faber, in un omaggio molto personale. Cristiano De André - ricordiamo - ha iniziato la sua carriera con il padre a soli diciotto anni, per poi divenire abile polistrumentista, compositore e cantautore. Le canzoni di Fabrizio De André, ormai parte del patrimonio culturale italiano, sono state eseguite, riarrangiate e reinterpretate da Cristiano, con il quale abbiamo ascambiato due battute. Quanto le manca suo padre? “L’unica cosa che mi piacerebbe fare, se parlo di cose impossibili, è una volta almeno nella mia vita riuscire a rivedere mio padre”. Il tempo passa: il rischio che il ricordo di Fabrizio De André sbiadisca è reale? “No. Il ricordo si sta allargando alle nuove generazioni. Da quanto posso vedere io, dalle mail che ricevo, dalle lettere e dalla gente che viene ai concerti c’è un pubblico che va dai 14 ai 60 anni. Ricordo una sua battuta: lui diceva di aver lottato tanto nella sua vita per dare voce a chi non ha voce, a chi soffre, alle minoranze. E di trovarsi deluso perché, pur avendo combattuto a lungo questa battaglia, non era cambiato nulla. Ebbene io oggi posso dire che, dieci anni dopo la sua morte, mio padre ha vinto. Vedo che i ragazzi di 15 anni conoscono le sue canzoni a memoria, si commuovono di fronte alle sue canzoni e scelgono la sua strada. Mi piacerebbe tanto potergli dire che si è sbagliato. Lui era anarchico. Lo sono anche io. Chi diceva, nel '300, che il mondo era quadrato... uccideva chi diceva che invece è rotondo. Aspettiamo, ci vuole solo un po’ di pazienza”. Come ha scelto queste canzoni? "Non è stato facile. Le ho scelte perché si avvicinavano ai miei gusti personali. Perché le ho viste scrivere e le ho vissute personalmente. E anche un po’ perché abbiamo voluto creare un concerto che fosse un messaggio del momento storico che stiamo vivendo”. Qual è l’insegnamento più bello che le ha lasciato suo padre? “Credo sia la coerenza di essere sé stessi. Di non accettare compromessi. E di continuare con la forza, e anche con il silenzio, a dire quello che si pensa. E anche a pensare a quello che si dice”. [email protected]

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