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Crisi Ucraina: il ruolo della Cina
Thomas Schürch
3 anni fa
Il gigante asiatico, impegnato nella sua opera di decarbonizzazione, potrebbe diventare un importante acquirente di gas per la Russia

È il 4 febbraio del 2022, giorno della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici invernali. A Pechino, il presidente cinese Xi Jinping incontra l’omologo russo Vladimir Putin per discutere di un maxi accordo di rifornimento di gas: Gazprom sigla con la China National Petroleum un contratto di fornitura per ulteriori 10 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno. Una partita, quella dei rifornimenti, centrale per comprendere le dinamiche della cisi Ucraina di oggi.

L’alleanza anti-occidentale
Il patto sempre più stretto tra Mosca e Pechino mina infatti le strategie occidentali e sprona, viceversa, con forza le mosse russe: da un lato le inefficaci minacce europee su gas e sanzioni, compensate dall’altro da accordi commerciali, cooperazione militare, investimenti e intese anti-Stati Uniti. E fra i progetti strategici al centro dell’asse Putin-Xi Jinping c’è il “Forza della Siberia 2”. Si tratta del secondo gasdotto non ancora realizzato, cuore dell’accordo del 4 febbraio. Un’infrastruttura importante che si inserisce nel solco di complessi interessi strategici e che funge da contrappeso al Nord Stream 2 verso l’Europa.

Alcune cifre
Ad oggi la Cina consuma circa 320 miliardi di metri cubi di gas all’anno, mentre l’Unione Europea ne consuma 394 miliardi. Le stime prevedono che la Cina, impegnata nella decarbonizzazione del Paese, arrivi a consumare entro il 2030 fino a 526 miliari di metri cubi all’anno. Una volta completato, il secondo gasdotto siberiano avrà una capacità complessiva di 88 miliardi di metri cubi. La Russia potrebbe quindi fornire alla Cina circa il 44% del gas di cui ha bisogno. Si tratta della stessa percentuale che oggi Mosca vende in Europa per un importo pari a circa 50 miliardi di euro.

Alleati, ma...
Per quanto salda, tuttavia, l’alleanza Russia-Cina si regge su equilibri asimmetrici. Se è vero che gli scambi commerciali sono cresciuti nel 2021 del 35%, con un volume record di quasi 147 miliardi di dollari, è pure vero che mentre la Cina rappresenta il 18% del fatturato russo, la quota di Mosca per il fatturato cinese è appena del 2%. Cina e Russia rimangono dunque due giganti uniti da analoghe strategie anti-occidentali ma, al contempo, dallo stesso grado di autoritarismo e di diffidenza reciproca.

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