
Da una paziente affetta da tumore, per la prima volta in tutta Europa, sono stati asportati ovociti immaturi, questi sono poi stati maturati in laboratorio e congelati tramite vitrificazione.La tecnica è stata utilizzata solo due volte, la prima qualche mese fa in Canada, ma è già stata adottata dal Centro di Biologia della Riproduzione di Palermo (Cbr) il cui direttore è nientemeno che il Prof. Ettore Cittadini, uno dei padri fondatori della fecondazione assistita.Il progetto è stato varato dal Prof. Felice Francavilla, Università dell'Aquila, e dal Dr. Giovanni Ruvolo, Cbr, i quali hanno voluto sperimentare una nuova metodologia per la preservazione della fertilità nelle pazienti oncologiche.L'asportazione del frammento ovarico è stata fatta su di una giovane paziente affetta da tumore al pancreas con metastasi peritoneali e ovariche; da questo frammento si sono potuti isolare cinque ovociti, due di questi sono giunti a maturazione e, quindi, congelati per un probabile utilizzo futuro.Ricordiamo infatti che molte pazienti affette da tumore e curate tramite radio-chemioterapia, rischiano la sterilità; tramite questa procedura, invece, è possibile garantire alla giovane paziente la possibilità, in futuro, di diventare madre.L'asportazione e il congelamento di tessuto ovarico non è una novità, in passato ci sono già stati casi di donne affette da tumore che si sono fatte asportare degli ovociti prima della radio o chemioterapia; ciò che rende questa tecnica innovativa è il fatto che ora si può intervenire su donne giovani già affette da tumori dell'apparato riproduttivo, o altri tumori con metastasi estese verso quest'ultimo.E se tramite il "classico" congelamento di tessuto ovarico si è potuta constatare una conservazione fino a 6 - 7 anni; grazie alla crioconservazione è possibile allungare ulteriormente i tempi.Oggi, dunque, le donne in età fertile aventi gravi problemi, quali le malattie oncologiche, e che quindi sono costrette a seguire vari cicli di radio e chemioterapia, hanno la speranza di divenire mamme.Un grande passo avanti che però non è privo di rischi: è infatti doveroso sottolineare che gli ovociti (essendo molto fragili) possono venire danneggiati, sono infatti pochi quelli che sopravvivono al processo di congelamento e scioglimento cui vengono sottoposti.Altro fattore di rischio risiede nel fatto che il trapianto, in quelle stesse pazienti cui era stato prelevato il tessuto, risulta difficile; non di meno bisogna anche tenere in considerazione che il medesimo può essere infetto da cellule cancerogene.A tale riguardo il tessuto viene trapiantato sotto la pelle dell'addome, questa procedura ha infatti una doppia valenza: in primo luogo riduce il rischio nei confronti della salute della donna; in secondo luogo, nel caso ci fossero delle complicazioni, il tessuto può essere rimosso facilmente.
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