
Con i suoi libri è diventato un autentico ambasciatore di serenità e cerca di essere una voce di supporto per le persone in difficoltà. Stiamo parlando dello scrittore italiano Gianluca Gotto, intervistato ieri da Ticinonews.
Gianluca, con il tuo ultimo libro hai scalato le classifiche in Italia, ma anche nelle librerie del Canton Ticino i tuoi libri sono subito esauriti. Il tuo ultimo lavoro si intitola “Profondo come il mare, leggero come il cielo”. Ci puoi spiegare cosa si deve aspettare il lettore?
“Rispetto ai miei libri precedenti - che raccontano una ricerca della felicità rivolta all'esterno e quindi come essere felici cambiando lavoro, cambiando il posto in cui ti trovi o risolvendo cosa non funziona intorno a te - questo parla di un viaggio interiore, di un risolvere le cose che non funzionano non intorno a noi ma dentro di noi. In questo modo noi non sviluppiamo una felicità esterna, che è molto fragile e transitoria, bensì una serenità interiore che ci permette di stare bene anche quando le cose intorno a noi non vanno proprio nel migliore dei modi. È qualcosa che io ho scoperto grazie al buddhismo”.
Coma mai, secondo te, i tuoi libri stanno avendo questo successo? C'è così tanto bisogno di serenità?
“Da un lato c'è questa nuova consapevolezza che non possiamo basare la nostra felicità solo su quello che abbiamo al di fuori di noi: il lavoro, le abitudini, il modo in cui viviamo, perché quello che è al di fuori di noi cambia costantemente. Negli ultimi anni, soprattutto con la pandemia, tante persone se ne sono rese conto. Magari avevano raggiunto la massima felicità - o almeno così credevano - poi un giorno compare questo virus dalla Cina, arriva la pandemia e cambia tutto: si perde il lavoro, i luoghi amati diventano inaccessibili, lo stesso stile di vita non è più praticabile e improvvisamente non sono più felici. In tanti secondo me in questi ultimi 3 anni hanno iniziato a fare una ricerca diversa. Hanno iniziato a cercare qualcosa dentro di sé, che fosse solo loro e non fosse attaccabile dagli avvenimenti esterni. Oltre a questo, credo anche che ci sia una curiosità verso qualcosa di lontano, come il buddhismo o le filosofie orientali, perché evidentemente c'è qualcosa nella nostra società occidentale che sempre più persone trovano incoerente o incompatibile con l'idea di una vita semplice e serena”.
I tuoi libri si ispirano al buddhismo, che è anche una delle religioni più antiche e diffuse al mondo. Un fervente cattolico può leggere lo stesso i tuoi libri?
“Assolutamente sì. Il buddhismo si può intendere sia come religione sia come stile di vita. In realtà è una religione senza religione. Il buddha non parlò mai di Dio e di ciò che ci aspetta per il futuro, dopo la morte. Non c'è nessun tipo di contrasto. Non c'è una divinità diversa, non ci sono dei conflitti. Il buddhismo è una pratica quotidiana, un insieme di insegnamenti antichissimi, ma che sono incredibilmente attuali e ci permettono non di essere dei bravi credenti o dei buoni buddhisti, o di ottenere la salvezza dopo la morte, ma semplicemente di vivere una buona vita qui e ora”.
Tu hai iniziato a scrivere in un momento di grande sconforto. Sul tuo blog c’è scritto che tu vuoi essere per chi magari è in un momento difficile, la voce di cui avresti avuto bisogno tu in quel momento. In che modo vuoi essere d'aiuto a chi sta passando un periodo difficile?
“Io cerco di essere proprio questo. Ho vissuto dei momenti nella mia vita, ma come tutti, difficili, e quelli più difficili per me sono stati quelli in cui mi sentivo isolato. Mi sentivo l'unico a soffrire in quel modo, mi sentivo sbagliato. Allora ho cercato, inizialmente con il blog e poi con i libri e adesso anche con il podcast, di essere quella voce rassicurante che ti dice: "non sei solo nella tua sofferenza". Ci siamo passati tutti e ci sono tantissime persone che hanno una visione della vita come la tua. Quindi non è che sei strano, non c'è niente di sbagliato in te, semplicemente stai vivendo una fase in cui stai lasciando andare una parte della tua identità che non è compatibile con la tua idea di felicità, per evolverti in una versione di te stesso migliore, nel senso di più propensa a stare bene, a ritrovare il benessere intorno a sé e dentro di sé”.
Tu ce l'hai fatta e il tuo messaggio è: "siate coraggiosi perché tutti ce la possono fare". Però sai che è difficile credere che si riesca ad arrivare dove sei arrivato tu, che sei di Torino ma sei un cittadino del mondo. C'è un posto dove ti senti a casa?
“Il mio posto nel mondo forse è Bali. Però devo dire che ora come ora, grazie anche a questa evoluzione che ho avuto con il buddhismo, io cerco di sentirmi a casa ovunque mi trovi e questa è una grandissima consolazione. Per quanto riguarda quello che dicevi precedentemente, chiaramente non tutti possono fare un percorso uguale al mio, ma questo è inevitabile perché ognuno di noi ha un percorso di vita che è unico. Se ci fosse una ricetta universale per la felicità, un libretto di istruzioni, basterebbe leggere quello e metterlo in pratica e tutti saremmo felicissimi. In realtà la felicità è una strada che ognuno di noi deve seguire e spesso costruire sulla forma del proprio carattere, del proprio passato e delle proprie possibilità. Quindi io dico sempre: "ok, non tutti possono fare la mia vita, ma chi non può ha comunque la possibilità di costruirsi un percorso che gli permetta di essere almeno più sereno, di essere più felice possibilmente”.
C'è un consiglio che vuoi dare per provare a essere felici?
“Per me si riduce tutto a un'azione e cioè all'agire con amore. Sembra una frase tanto poetica, da film o da libro, però significa che in tutte le situazioni della vita, anche quelle in cui ci sembra di non avere alcuna scelta, noi possiamo sempre decidere se agire con odio, paura, rabbia, desiderio di vendetta, oppure con amore. Questo significa avere un atteggiamento positivo, cercare di lasciare andare le cose che non possiamo controllare e concentrarci su quanto c'è di bello nella nostra vita, e soprattutto lavorare tanto su noi stessi con coraggio per cercare di evolverci, di diventare le persone che meritiamo di essere”.