Storia
Cleopatra tra storia e blackwashing. Qual era la realtà?
Screenshot video © YouTube - Netflix
Screenshot video © YouTube - Netflix
Ancora una volta il dibattito sul “black-washing” è al centro delle attenzioni del pubblico. La colpevole? Cleopatra. La regina d'Egitto è infatti stata rappresentata come una persona di colore, cosa che ha scatenato la furia di diverse persone.

Dalle reinterpretazioni Disney della Sirenetta in versione “live-action” – in cui l’eroina dalla chioma rossa viene impersonata da un’attrice afroamericana – e di Peter Pan – in cui la bionda Trilly diventa di colore -, il dibattito sul “black-washing” è un tema sempre più al centro delle attenzioni del pubblico a causa di alcuni personaggi che appaiono sui nostri schermi. Sono infatti numerosi i lungometraggi e i produttori ad aver raccolto critiche per aver sostituito personaggi principali conosciuti dal grande pubblico nella “versione” bianca con attori di colore. Le scelte di Disney non sono piaciute a tutti – su Twitter è perfino nato l’hashtag #NotMyAriel – , ma hanno anche permesso a tante ragazzine dalla pelle scura di identificarsi in nuovi personaggi, oltre a Tiana della Principessa e il ranocchio. Il caso che tuttavia ha scosso maggiormente gli animi cinefili è stato il documentario Netflix su Cleopatra. Le critiche sono state così feroci che la piattaforma di streaming ha disattivato i commenti al trailer; inoltre, sia l’attrice che la regista hanno dovuto difendersi online dai detrattori. Questa volta però, i motivi sembrano essere diversi: viene messa in dubbio la veridicità di un documentario in cui si afferma con sicurezza che la celebre regina d’Egitto aveva la pelle nera.

Black-washing e “Queen Cleopatra”

 

Il “black-washing”, secondo Urban dictionary, è un termine utilizzato quando una persona cambia deliberatamente un personaggio (solitamente) bianco e lo raffigura di colore per (nella maggior parte dei casi) rappresentare maggiormente la comunità nera. È quello che, secondo diversi detrattori, è avvenuto nel caso del documentario “Queen Cleopatra”. Nel video promozionale per il lungometraggio viene messa in scena un’attrice nera che interpreta il ruolo della famosa regina d’Egitto. Una scelta che non è piaciuta al pubblico, particolarmente a quello egiziano. I punti di contrasto non finiscono qui, però. Infatti, più tardi nel trailer una donna afferma con grande decisione: “Ricordo mia nonna dirmi: ‘Non mi importa cosa ti diranno a scuola, ma Cleopatra era nera’”. Una dichiarazione che ha fatto storcere il naso a diverse persone, vista la volontà di Netflix di definire “Queen Cleopatra” un documentario e non  una reinterpretazione di fatti realmente accaduti.

“Impossible che Cleopatra fosse nera”

In seguito alla condivisione online del trailer, le persone che dissentono con la rappresentazione della regina egiziana hanno espresso le proprie opinioni su Twitter, tramite video esplicativi o memes, ovvero immagini declinate in maniera spiritosa. Tra le critiche mosse verso il documentario, diversi utenti hanno sottolineato come, nonostante la regnante vivesse nel continente africano, non tutte le persone sul territorio hanno lo stesso colore della pelle. Come esempio è stata infatti citata l’Asia: le persone che vivono in India, in Cina o negli Emirati Arabi Uniti, non si assomigliano necessariamente. Nei Tweet più controversi, inoltre, viene sottolineato come, ai tempi, le persone con la carnagione più scura fossero schiave e sicuramente non regnanti. Infine, la motivazione principale di numerosi detrattori per rigettare l’immagine della “Cleopatra nera” si basa sul lignaggio della regina d’Egitto. Questa, infatti, era macedone in quanto discendente di un generale e intimo amico di Alessandro Magno e le iconografie antiche che la rappresentano rimandano a una fisionomia mediterranea.

Le risposte

In seguito alle reazioni, la regista del documentario e l’attrice principale hanno risposto alle critiche. Se Adele James (l’attrice) ha semplicemente twittato affermando: “Se non vi piace il casting, non guardate il programma. Oppure fatelo e parlate con degli esperti che hanno opinioni diverse dalla vostra”, la regista, Tina Gharavi, di origine persiane, ha invece risposto con un’intervista a Variety.  Quest’ultima ha dapprima spiegato come la Regina d’Egitto avesse effettivamente origini tolemaiche, ma ha anche sottolineato che tali ascendenze risalivano a otto generazioni prima, riducendo di molto le probabilità che essa fosse bianca. “Era Egiziana”, afferma con sicurezza Gharavi. La realizzatrice del documentario sottolinea come la scelta di un’attrice di colore sia stato un atto politico, affermando: “Cleopatra era nera? Non lo sappiamo con sicurezza, ma possiamo essere certi che non era bianca come Elizabeth Taylor. Hollywood ci ha indottrinato ad interiorizzare l’idea di una supremazia bianca”. Gharavi spiega: “Soprattutto, dobbiamo renderci conto che la storia di Cleopatra non riguarda tanto lei quanto noi. È quasi come se non realizzassimo che la misoginia nera ha ancora un effetto su di noi oggi”. Secondo la regista, “dobbiamo liberare la nostra immaginazione e creare con coraggio un mondo in cui possiamo esplorare le nostre figure storiche senza temere la complessità che deriva dalla loro rappresentazione”.

Le fonti

Per fare più chiarezza su questo dibattito e sulle fonti storiche effettivamente disponibili al grande pubblico, Ticinonews ha deciso di intervistare Francesca Berlinzani, docente di Storia antica greca e romana presso l’Università della Svizzera Italiana, alla facoltà di Comunicazione, Cultura e Società, dell’Istituto di Studi Italiani.  “Va premesso che la storia antica è una narrazione congetturale. I dati sono lacunosi, sporadici e soggetti a un’importante dimensione interpretativa”. La professoressa aggiunge: “Inoltre, gli autori antichi difficilmente si soffermano sul colore della pelle dei personaggi che descrivono. Il concetto di etnia presso i Greci e i Romani si manifesta come segue: le persone ‘diverse’ sono chi non parla la mia lingua e non condivide la mia cultura, non chi ha un colore della pelle diverso dal mio”. Posto ciò, quali sono i documenti che ci danno informazioni sulle vere origini di Cleopatra? “Le fonti storiche che permettono di ricostruirle non sono né numerose né esaurienti: oltre ad alcuni testi storici contemporanei – in particolare gli scritti di Cesare – o redatti in epoca di poco o molto successiva (come Plutarco, Svetonio e Cassio Dione, si possono anche raccogliere alcuni elementi da fonti di altra natura come le monete, i bassorilievi e le sculture che ci riconsegnano immagini della regina”. Le riproduzioni iconografiche non sono però sempre realistiche. “Questo vale in particolare per le immagini destinate al mondo egizio, dove il Faraone veniva rappresentato in maniera stereotipata. Alcuni studiosi hanno infatti ipotizzato che i primi coni monetali emessi da Cleopatra la raffigurassero volutamente con le fattezze del padre per mandare un messaggio di continuità e di stabilità politica. Non vi era interesse per il realismo della raffigurazione”, spiega Berlinzani.

 

Le origini secondo il mondo accademico

“Non sappiamo molto dell’origine della regina d’Egitto. Le fonti parlano del padre, Tolomeo Auletes (noto anche come Tolomeo XII), ma non dicono nulla della madre”. Questo potrebbe portare diverse persone a speculare che quest’ultima fosse di origine egiziana, e che quindi anche Cleopatra stessa avesse dei tratti somatici africani. “Quanto a ciò non vi sono certezze. Va però sottolineato che già nelle epoche precedenti ai Tolomei, i Faraoni praticavano i matrimoni tra consanguinei, e questa prassi era proseguita anche dopo la conquista macedone”. In merito alle rappresentazioni della regina, la professoressa chiarisce: “Non si deve dimenticare che i busti statuari e le iconografie romane ci riconsegnano una regina dalle fattezze non africane, e si sa che la ritrattistica romana tende al realismo”. Inoltre, secondo l’esperto di Egitto tolemaico Jean Bingen, le fonti romane contrarie all’unione tra Marco Antonio e Cleopatra non si sarebbero lasciati sfuggire l’occasione di utilizzare a fini propagandistici un’eventuale ascendenza egizia o africana dell’odiata regina orientale. “Le fonti l’avevano definita un pericolo per il futuro di Roma, ma per altri motivi. È possibile affermare che la regina d’Egitto, in virtù delle sue origini macedoni, avesse fattezze mediterranee e la pelle olivastra”.

Ricorda la docente dell’USI che già nel corso del XIX secolo non sono mancate le ipotesi di una “Cleopatra nera”. Tali teorie, generate in seno a riflessioni afrocentriste, non sono state accolte dal mondo accademico.  “Tuttavia, la lotta per l’empowerment femminile e per l’emancipazione delle culture e delle popolazioni africane è un’istanza del tutto condivisibile ma è importante non veicolare concetti storicamente imprecisi o non corroborati dai dati”. È anche possibile che l’idea di una Cleopatra dalla pelle molto scura e dalle fattezze africane sia dipesa dal fraintendimento di un passo della “Vita di Antonio” di Plutarco in cui viene descritta la regina: “Dolce era il suono della sua voce quando parlava; la lingua, come uno strumento musicale dalle molte corde, la piegava facilmente all'idioma che voleva usare. Pochissimi erano i barbari con i quali trattava mediante un interprete; alla maggior parte dava da sé le risposte, come a Etiopi, Trogloditi, Ebrei, Arabi, Siri, Medi, Parti. Dicono anche che conoscesse la lingua di molti altri popoli, mentre i re precedenti non si erano sottoposti nemmeno ad apprendere l'egiziano e alcuni avevano dimenticato anche il dialetto macedone”. L’utilizzo della lingua locale avrebbe potuto indurre le persone a pensare che la regnante avesse una madre di origini egiziane, quando in realtà si voleva sottolineare la sua intelligenza, versatilità e la sua volontà di conservare un regno in profonda decadenza.

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