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C’era della radioattività nella polvere sahariana in Francia
Foto ACRO
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Redazione
4 anni fa
Ironia: le radiazioni provengono da test nucleari effettuati negli anni ‘60 proprio dalla Francia

La saggezza popolare afferma che “ciò che si semina, si raccoglie”. Nemmeno la radioattività pare sfuggire a questa legge.

All’inizio del mese scorso, l’Europa era attraversata da una nube di polvere proveniente dal deserto del Sahara, che alle nostre latitudini ha colorato di un’insolita tonalità di arancione la neve delle montagne. Ebbene, la polvere ha depositato sulla Francia (e dunque verosimilmente sulla Svizzera) residui di cesio-137, un elemento artificiale radioattivo. Ma come ci è finito questo materiale nella sabbia del Sahara?
Sul banco degli imputati ci sono test nucleari effettuati all’inizio degli anni ’60 nel deserto algerino, proprio, ironia della sorte, dal governo francese, quando il paese nordafricano era una colonia di Parigi.

La scoperta del cesio-137 nella polvere sahariana è dell’associazione francese ACRO (Association pour le contrôle de la radioactivité dans l’Ouest). Nel suo sito, ACRO spiega di avere prelevato il 6 febbraio scorso dei campioni di sabbia depositati su un’automobile nel dipartimento del Giura, nei pressi del confine con la Svizzera. L’associazione stima che nell’area fossero caduti 80'000 bq (becquerel, unità di misura della radioattività) per chilometro quadrato.

Fortunatamente, la polvere radioattiva non dovrebbe costituire un problema per la salute umana. Pedro Salazar Caraballo ha spiegato ad Euronews che i quantitativi di radiazioni non sono tali da generare un rischio per l’uomo, ricordando che il principale pericolo radioattivo per la salute pubblica è il radon, presente naturalmente nel suolo.

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