
La diffusione del cancro corticale del castagno, una delle gravi minacce che pesano sull’albero emblematico del sud delle Alpi, è meglio conosciuta grazie a ricerche condotte dai biologi dell’Università di Neuchâtel (Unine) e dell’Istituto federale di ricerca sulla foresta, la neve e il paesaggio (WSL). I risultati fanno ben sperare nella lotta alla malattia provocata da un fungo. La soluzione potrebbe venire da un virus.
Lo studio ha portato al sequenziamento di 230 genomi dei ceppi europei predominanti del patogeno, indica l’Unine in una nota odierna. Studiando la sua genetica, sono state identificate due particolarità che spiegano la sua espansione. “Abbiamo concluso che è grazie a una “testa di ponte”, cioè una solida linea d’attacco dietro la quale il fungo ha potuto diversificare i suoi ceppi, che la malattia è riuscita a diffondersi così efficacemente”, spiega Daniel Croll, professore del Laboratorio di genetica evolutiva, citato nel comunicato. La testa di ponte è stata probabilmente stabilita in Nord Italia.
Quando è arrivato in Europa dall’Asia, il patogeno ha puntato sulla riproduzione asessuata, processo che consente la formazione di nuovi organismi da uno singolo, piuttosto che sprecare energie alla ricerca di altri individui per moltiplicarsi. Questo può però anche essere il suo punto debole. Esiste infatti un nemico naturale del fungo: un mycovirus, che si diffonde meglio nelle popolazioni di cancro corticale del castagno ben consolidate. “Questo ci fa sperare di sviluppare un metodo di controllo biologico efficace contro il flagello, sotto forma di un virus che mira solo al patogeno, senza danni collaterali”, prosegue l’Unine. La malattia è giunta in America all’inizio del XX secolo e ha decimato quasi il 100% dei castagni del continente in pochi decenni. A metà del XX secolo si è diffusa in Europa, dove dal Nord Italia si è estesa nell’Europa centrale e nell’area mediterranea. Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica eLife.
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