
Il cinema italiano perde il suo maestro. L’ultimo grande maestro. Mario Monicelli, regista di fama mondiale, si è ucciso, ieri sera intorno alle 21, lanciandosi dal quinto piano del reparto di urologia dell’ospedale San Giovanni di Roma. Era ricoverato per un tumore alla prostata in fase terminale. Aveva 95 anni. Nessun biglietto a spiegazione del suo gesto. Secondo una prima ricostruzione, Monicelli ha effettuato prima il giro per la terapia poi, una volta rimasto da solo nella stanza doppia occupata da lui soltanto, ha raggiunto la finestra e si è gettato nel vuoto. La scelta di togliersi la vita era stata fatta anche dal padre Tommaso, celebre giornalista e scrittore, morto suicida a 63 anni, nel 1946. Una tragedia che lo stesso regista, aveva raccontato ad un giornale italiano: “Ho capito il suo gesto – disse. Era stato, ingiustamente, tagliato dal suo lavoro. Sentiva di non avere più niente da fare qua. La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la pena”. Forse proprio l’idea che la vita gli stava sfuggendo via a causa della malattia l’ha portato al tragico gesto. Nato il 15 maggio 1915 a Viareggio è considerato il padre della commedia italiana, con colleghi come Luigi Comencini, Dino Risi e Steno. Quella di Monicelli è stata una vita dedicata interamente al cinema. Fra i suoi grandi successi, Guardie e ladri (due premi a Cannes nel '51), nel pieno del sodalizio con Totò, I soliti ignoti (nomination all'Oscar), La Grande guerra (1959) trionfatore a Venezia con il Leone d'oro, L'armata Brancaleone (1965). Sono gli anni del trionfo della commedia all'italiana e dei "colonnelli della risata". Inventa Monica Vitti attrice comica in La ragazza con la pistola (1968); nel 1975 Pietro Germi che gli affida la realizzazione di Amici miei. Nel 1977 recupera la dimensione tragica con Un borghese piccolo piccolo. Seguono fra gli altri Speriamo che sia femmina (1985) e il feroce Parenti serpenti (1993) con cui dimostra di saper leggere le trasformazioni della società italiana con l'acume e la cattiveria di sempre. Nel 2006 l’ultima opera Le rose del deserto. Non ci sarà alcun funerale per il regista. L'annuncio è stato dato dal nipote Niccolò, che ha spiegato come Monicelli "mercoledì sarà portato a Monti, il rione in cui viveva, per un ultimo saluto ai monticiani. Poi, sarà trasferito alla Casa del cinema, dove riceverà il saluto di tutti quelli che vorranno rivolgergli un ultimo omaggio, e quindi giovedì sarà cremato". Il nipote del regista ha anche precisato che la salma di Monicelli sarà cremata "in forma privata alla presenza della sola famiglia che non ritiene necessario fare un funerale" ha aggiunto, sottolineando che tutto verrà fatto "nel rispetto della volontà di Mario Monicelli e di tutti i familiari". "Non è una tragica fine, è un uomo che ha vissuto - ha continuato Niccolò Monicelli -. Mi sembra che di messaggi ne abbia lasciati tanti, ricordatelo con i suoi film". Alla camera mortuaria erano presenti l'ultima compagna, Chiara Rapaccini, e le tre figlie.
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