Estero
Osce, chiare evidenze di violazioni diritti umani
Redazione
3 anni fa

In Ucraina vi sono “chiari schemi di violazioni del diritto internazionale umanitario da parte delle forze russe nella loro condotta delle ostilità”. È quanto emerge dal rapporto visionato dall’ANSA della missione di esperti indipendenti dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) per indagare gli sviluppi della guerra in corso. Secondo l’OSCE vi sono “prove credibili” che “i diritti umani più fondamentali” siano stati violati. L’indagine riguarda gli eventi dal 24 febbraio al 1. aprile, non coprendo quindi le atrocità commesse nelle vicinanze di Kiev e a Bucha. La Russia è stata invitata a collaborare con la missione di esperti ma ha rifiutato. Se le forze russe “avessero rispettato i loro obblighi” sanciti dal “diritto internazionale umanitario in termini di distinzione, proporzionalità e precauzioni negli attacchi” e riguardo a luoghi “particolarmente protetti come gli ospedali, il numero di civili uccisi o feriti sarebbe rimasto molto più basso”, osserva l’OSCE, sottolineando che “allo stesso modo, sarebbe stato danneggiato un numero considerevolmente inferiore di case, ospedali, beni culturali, scuole, edifici residenziali a più piani, stazioni idriche e sistemi elettrici”. L’Organizzazione con sede a Vienna indica anche che gli esperti hanno individuato “alcune violazioni e problemi relativi a pratiche imputabili all’Ucraina” con particolare riferimento al “trattamento dei prigionieri di guerra”. In generale, tuttavia, “non è stato possibile confermare le accuse avanzate” da Mosca “secondo cui l’Ucraina e non le forze russe avrebbero causato alcune delle morti, ferite o distruzioni attribuite alla Russia dai media, dalle autorità ucraine e dalle organizzazioni non governative” e “le violazioni commesse dalla Federazione Russa sono di natura e portata di gran lunga più ampie”. Nel periodo sotto esame la missione non è stata in grado di concludere se “l’attacco russo all’Ucraina di per sé possa qualificarsi come un attacco diffuso o sistematico contro una popolazione civile” ma “ritiene che alcuni modelli di atti violenti” contro i diritti umani “che sono stati ripetutamente documentati, come uccisioni mirate, sparizioni forzate o rapimenti di civili, inclusi giornalisti e funzionari locali, possono soddisfare questa qualifica”. “Qualsiasi singolo atto violento di questo tipo, commesso nell’ambito di un tale attacco e con la consapevolezza di esso, costituirebbe allora un crimine contro l’umanità”, scrive l’OSCE.

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